di Melina Gualtieri

Natura selvaggia e meravigliosa. I fotografi naturalisti sono sicuramente fonte di ispirazione per chiunque voglia realizzare fotografie di grande impatto, le loro interviste infatti sono diventate famose per la qualità delle informazioni che forniscono su come diventare fotografo wild life.

I fotografi si raccontano, bene, iniziamo subito da Josè De Pietro.

Com’ha fatto Josè De Pietro a diventare fotografo? Le fotografie di natura sono talvolta impressioniste, incredibile legame visuale che ci da il piacere come se facessimo parte dello stesso ambiente.
Si appassionò alla natura fin da giovane, quando nell’agenzia fotografica per cui lavorava le diede l’incarico di seguire già allora insieme a due colleghi milanesi, una campagna pubblicitaria per il liquore al caffè “Tia Maria” fotografando alcuni paesaggi del Sud America; Argentina, Bolivia, Perù, Chile e Brasile (fotografando paesaggi, deserti, puma, lama, pinguini, condor, ecc.).
José ne ha passate davvero tante da quel giorno, essendo stato inseguito, durante i propri lavori, nella provincia di Formosa da un branco di puma.
Oltre ai lavori commerciale, Josè ha contribuito alla realizzazione di numerosi reportage sulla natura: è inoltre apparso in un cortometraggio: “Ecsitaciòn del paisaje argentino”, un documentario prodotto da Noticias Argentinas riguardante l’estinzione delle specie animali nel Sud America.
Com’ha fatto Josè De Pietro a diventare fotografo?Secondo José, la domanda che gli viene posta più spesso è proprio: “come diventò fotografo in ambito della fotografia naturalistica”. Già da piccolo s’interessò sulla natura, visitando spesso lo zoo di Palermo a Buenos Aires in mano di suo padre; così come nel campo di amici di famiglia.

Negli anni aumentò il suo desiderio per la natura mediante la lettura di alcune pubblicazioni in francese di una sua anziana conoscente che ogni tanto andava a trovare. Conosceva anche dei cacciatori di animali selvaggi e li odiava; ciò lo porto ad amare gli animali più di prima. Ma le continue visite allo zoo lo portarono ad iniziare a fotografare ai suoi pensionati dello zoo, successivamente è stato quello d’intentare fotografare animali allo stato brado nel loro proprio ambiente naturale, fu così che dopo si appassionò totalmente. E la risposta di José, seppur concisa ma assolutamente reale, è sempre e comunque “Devi essere molto perseverante e tenace“.
José continua spiegando quali sono stati i passi da lui compiuti per diventare fotografo di tante riviste di viaggi e natura: ha ripreso in Italia alla fotografia, dopo aver comperato una Hasselblad 500c e preso in prestito una fotocamera Nikon F1, ha deciso successivamente di aprire l’agenzia foto giornalistica “De Pietro Press International Photos” vicino al Colosseo, a Roma e, dopo aver collaborato con testate italiane ed estere, finalmente ottiene l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti a Roma diventando giornalista.

La carriera da fotoreporter di José iniziò con un primo lavoro fotografico per “Panorama viaggi”, supplemento del settimanale “Panorama” che durò alcuni anni,  collaborando con l’allora Direttore Lamberto Secchi come fotografo. Proprio su questa rivista fu pubblicata una delle primissime foto di Josè De Pietro: Racconta José. Lamberto Secchi (Panorama) gli fece il grande favore di guardare le sue fotografie e gli consiglio di inviare il proprio portfolio al quartiere generale del National Geographic a Washington, D.C, ma all’epoca non ebbi molta fortuna, mi pubblicarono soltanto alcune foto di un reportage sugli “smeralderos” delle miniere di Muzo, Colombia Muzo, nota come “capitale mondiale degli smeraldi” un comune colombiano, localizzato nella provincia di Boyacá, ma poi non ha proposto altri reportage. José lavorò poi con altre testate testate estere, non sempre di viaggi e natura!

L’importanza di un’educazione fotografica trasversale, come accennava, la maggior parte dei fotografi ha imparato a fotografare in modo autonomo, e il loro bagaglio culturale principale deriva da settori ben diversi dal fotogiornalismo.
Tanti fotografi professionisti talvolta hanno una vasta conoscenza in materie scientifiche, e sono quindi avvantaggiati quando si parla di storia naturale, qualcuno ad esempio è famoso per la sua esperienza relativamente alle grotte e alle cavità naturali, altri invece è ritenuto un fotografo famoso per le sue doti da subacqueo, in particolare ai Poli.
Per diventare fotografi naturalistici bisogna offrire qualcosa a cui loro non hanno già accesso, il che è più facile a dirsi che a farsi,“Essere dei bravi (o bravissimi) fotografi non basta.” Bisogna essere ovviamente dei bravi fotografi, ma bisogna anche essere capaci di (solo qualche esempio): immergersi sotto il mare gelato sopravvivere per diversi giorni arrampicati sugli alberi, parlare perfettamente il Russo e conoscere Mosca come il palmo delle nostre mani, essere dei “geni” nell’illuminare situazioni impossibili.

Nel 1969 inizia a lavorare come fotografo per l’agenzia foto giornalistica Argen Press di Buenos Aires, dopo aver passato un’intera infanzia a giocare con gli animali da cortile, nella sua campagna in Calabria, prima di trasferisci in Argentina, poi a leggere i racconti di Tarzan e le storie di John Carter di Mars. Se veramente si vuole diventare fotografi wild-life allora questo è il patto: ‘Basta pensare ai passatempi, basta anche con il divertimento!’.
Ci si può divertire a fare il proprio lavoro, ma bisogna allo stesso tempo essere completamente ossessionati da esso. Secondo “José il 99% delle persone vede la fotografia professionale come viaggio e avventura, dimenticando che fare il fotografo è un lavoro duro, molto duro! Bisogna essere “attivi” e vigili tutto il tempo, trovando il modo di affrontare e superare con successo qualsiasi avversità si possa manifestare (come il cattivo tempo, gli inevitabili problemi di logistica o le contrattazioni con le autorità locali), molte persone non vogliono veramente questo quando pensano alla carriera da fotografo d’avventura. La realtà, purtroppo, è che ci sono molte poche possibilità di vedere la propria storia pubblicata su di una rivista di viaggi e natura senza dover prima farsi conoscere come un fotografo capace e con una vasta esperienza.

Bisogna conoscere qualsiasi cosa che è stata pubblicata sulla rivista (troppo spesso capita di ricevere proposte su argomenti già trattati di recente); non inviare mai lavori completi sia di fotografie sia di testo (in tal caso il National Geographic si troverebbe a dover assumere 2 persone che non conosce); essere sicuri di avere una traccia della “propria” storia completamente sviluppata, ed evitare categoricamente di inviare foto di racconti completi solo al 75% o al 90%.
Su cosa vale la pena concentrare le proprie energie, un modo per ottenere un trattamento di favore è quello di scattare dei progetti personali in posti che si conoscono molto bene, a partire dal giardino di casa per finire alla propria città ed in genere a posti che si possono visitare con facilità e ripetutamente. Trova una storia che non hai ancora trattato, rendila “tua” e dai il sangue per raccontarla da tutti i punti di vista possibili!

È questo il modo con cui la maggior parte dei nuovi fotografi si avvicina al foto-giornalismo di natura, ed è così che Josè iniziò a collaborare grazie ad un suo lavoro in grotta.
Molti fotografi, per assurdo, sono stati assunti per mezzo di lavori che non saranno mai pubblicati sul magazine, ma che hanno consentito al direttore della fotografia di capire le reali capacità di “sopportazione” di quella persona. ‘Quindi, scegli un soggetto, rendilo tuo, e spendi 4 o 5 anni a fotografarlo! E se tentenni nel farlo, bè, tieni duro perchè è proprio in quel momento che stai “estirpando” i concorrenti!

Qual’è lo scopo più nobile che ti inspira? C’è qualche animale in pericolo nella tua zona? Le tue competenze ti guidano verso una regione geografica o climatica che necessita di essere conosciuta meglio? Concentrati sul trovare una ragione per fotografare, tirane fuori il 100%, raccontala da un punto di vista unico e “proponi” la storia ovunque sia possibile. Giornali locali, riviste, editori sul web, blog… qualsiasi cosa! La chiave di tutto è far conoscere il tuo lavoro il più possibile, con tanta perseveranza e molto lavoro, duro ed onesto.

Guardando indietro di oltre 50 anni di fotografia che l’hanno portato a diventare un buon fotografo naturalista, José vuole condividere alcune esperienze imparate nel campo della fotografia di viaggio e d’avventura. La fotografia dovrebbe essere la tua ossessione, e non un semplice hobby. Cerca di sviluppare il tuo stile immergendoti visivamente nel campo fotografico che preferisci. Dovrai avere senso del business per sopravvivere come fotografo professionista.
Come si diventa fotografi d’avventura? Credo fermamente, come detto di recente ad un mio allievo, che il duro lavoro, la perseveranza e poco altro consentono ad un fotografo di andare dove lui/lei vuole. I miei lavori sono il frutto di tanta esperienza sul campo fatta imparando dai miei stessi sbagli.

Consigli di base per fotografare la natura e gli animali selvatici, sono bellissimi ma pericolosi perchè imprevedibili. Se potete sentirvi ragionevolmente al sicuro vicino ad uno scoiattolo, è anche vero che ogni animale può avere reazioni imprevedibili se spaventato dalla vostra presenza (avete mai visto un’oca arrabbiata?), perciò non vi conviene avvicinarvi troppo. In questo caso è bene che sappiate utilizzare un obiettivo telescopico, in modo da poter scattare fotografie mentre rimanete ad una distanza ragionevolmente sicura. Abbiate pazienza, a differenza del vostro cane, non potete far mettere in posa un animale selvaggio o costringerlo a farsi fotografare. Pur avendo un’idea precisa della fotografia che volete fare, assicuratevi di avere abbastanza pazienza per restare seduti – il più immobili possibile – ed aspettare.

Mimetizzatevi, se indossate abiti sgargianti mentre siete appostati nell’erba finirete per risaltare troppo, e gli animali che vi avvisteranno saranno meno propensi ad avvicinarsi a voi per permettervi di scattare la foto desiderata (potrei raccontarvi di quando andai a scattare foto al lago con una tuta rosso fuoco, ho raccolto un album intero di foto di animali in fuga).
No, non dovrete indossare una mimetica, ma considerate il posto dove andrete e vestitevi per confondervi al meglio con l’ambiente. Per esempio, se state fotografando degli uccelli nella foresta, indossate qualcosa di verde scuro o marrone.
Evitate i colpi di calore, fotografare la natura può significare lunghe ore di attesa sotto al sole, con pochissima o nessuna ombra. Evitate i colpi di calore indossando vestiti adatti e protezione solare, portatevi un cappello e dell’acqua (anche qualcosa da mangiare magari, dato che potreste restare fuori casa per un po’). Mentre siete lì non dimenticatevi della vostra attrezzatura e tenete ciò che non usate nella borsa, preferibilmente all’ombra.

Rispettate l’ambiente e gli animali, è il loro habitat non il nostro, questo dovrebbe essere scontato, ma sappiamo bene che ci sono persone che pensano di essere dei novelli Crocodile Dundee, perciò lo dirò lo stesso: non vi avvicinate agli animali solo per scattare la fotografia che volete. Come ho detto nel secondo punto, gli animali selvaggi sono completamente imprevedibili e potrebbero attaccarvi se vi avvicinate troppo a loro.
Ancora, quando lasciate la zona dopo aver fatto tutte le fotografie che desiderate, ricordatevi dell’ambiente e degli animali che ci vivono, assicurandovi di riprendere tutti i vostri oggetti ed eventuali rifiuti.

Come si fa a veder pubblicate le proprie foto su riviste di natura? Lavorare per riviste di natura non significa viaggiare in posti esotici, scattando fotografie e vivendo una vita di fama e lusso. Quale punto di forza ti può permettere di contribuire significativamente al mondo della fotografia wild-life? Inizia con il fotografare storie invece che belle immagini.
È questo che distingue un fotoreporter da un fotografo! La comunicazione è un elemento chiave! Devi sempre restare in contatto con i clienti e mantenere le promesse. La tua parola è lo strumento più potente nell’industria fotografica: Quindi contatta regolarmente i clienti e, nonostante questo pazzo mondo “mobile”, dai sempre la priorità alle email formali e alle telefonate.

Anche se può sembrare un luogo comune: Insegui la tua passione e i soldi arriveranno di conseguenza. Il successo si basa su 2 variabili: tempo e denaro. Le mie due passioni che ho perseguito costantemente sono state la conservazione della fauna selvatica e i viaggi all’avventura. All’inizio della mia carriera ho collaborato con compagnie di viaggio e no-profit che, all’epoca come oggi, condividono le mie passioni. La conoscenza è potere e l’ignoranza non è un’opzione. Devi diventare appassionato dei soggetti che fotografi e le tue ricerche si manifesteranno positivamente su quello che produci. In quanto giornalista, mentre lavori devi necessariamente essere di larghe vedute e consapevole del valore delle persone fotografate. Dai valore al tuo lavoro: se non lo fai te, non lo farà nessuno. Uno dei più grandi sbagli che fanno i principianti è quello di svendere i propri lavori fotografici. Mai lavorare gratuitamente, anche se ti viene offerta in cambio la possibilità di esporre il tuo nome: ricorda a chi ti dovrebbe pagare che “Guadagno – Spese = Profitto“. Il rispetto è tutto. L’onestà è la linea di condotta migliore.

L’ambiente e gli animali selvatici non hanno voci, non parlano, e per questo motivo devi attenerti alla tua etica e comportarti come un vero fotografo. Dopotutto viviamo in un mondo piccolo, quindi sii sempre ottimista e positivo e non ingannare mai nessuno. Unirsi ad un’organizzazione fotografica professionale ti aiuterà a: condividere le tue idee con persone con la stessa mentalità, fare network ed entrare in contatto con potenziali clienti, creare o modificare le leggi esistenti in favore della tua industria.
Personalmente, ho scelto wild-life all’inizio della mia carriera fotografica perché con loro potevo condividere la mia visione ed etica da fotografo naturalista. Un altro bonus derivante dall’aderire ad organizzazioni fotografiche è quello di ottenere un’assicurazione sul business conveniente. Essere flessibile, sia mentalmente che fisicamente, è molto importante per un fotografo!

Devi rimanere allenato fisicamente perché l’attrezzatura fotografica non tende certo ad alleggerirsi e anche perché gli incarichi del National Geographic diventano sempre più impegnativi. Inoltre, dal punto di vista della mente, devi essere competente per modificare costantemente il tuo flusso di lavoro in modo da adattarlo alle richieste dei clienti e ai cambiamenti dell’industria della fotografia. Avrai capito ormai che la realtà del lavoro da fotografo free-lance consiste principalmente di: giorni di lavoro monotono in ufficio, ore davanti al computer per risolvere problemi software, riparazione di attrezzature danneggiate, costante auto-promozione, profitti e perdite non prevedibili. Non avrai inoltre le vacanze pagate, i giorni di malattia, né altri contributi di vario genere. Perché io faccio il fotografo quindi? Perché è il miglior lavoro in assoluto!

Se la tua passione è di lavorare con persone di qualsiasi origine e rango sociale, da qualunque angolo del Globo, in condizioni imprevedibili e con scarsa cognizione del risultato finale. Ora che ti ho parlato delle conoscenze di base in campo fotografico, sii il fotografo più onesto e creativo possibile e assicurati di condividere le tue esperienza con qualcuno in grado di apprezzare il tuo lavoro!

Dall’arcipelago delle Svalbard in Norvegia fino al Nord Arizona per filmare tanto gli orsi polari quanto gli antichi monumenti Sinaguan: questo Show Reel in time-lapse copre una vasta gamma di argomenti, inclusa la metamorfosi di una farfalla monarca e un esempio di fotografia astronomica sulla luna piena. Guarda come sfruttano gli spazi dividendogli in porzioni; come catturano il tuo occhio e la tua attenzione all’interno dei loro quadri. Il modo in cui unisci le tue immagini tra loro è ciò che ti differenzierà dagli altri, non in modo rivoluzionario ma in base a come attrai o meno lo spettatore nelle tue immagini. Non si tratta di pura scienza e non é neanche un vero e proprio mestiere ai giorni nostri, ma può essere un’arte. Quindi, se vuoi davvero diventare fotografo naturalista, l’autocritica sui tuoi lavori deve essere molto dura, e non significa di andarci giù pesante, dopotutto si tratta solo di fotografie (imparerai col tempo).

fotografando gli orsi

Saunders Island, Falkland Islands

Saunders Island, Falkland Islands

Adriana alle galapagos