di Giuseppe De Pietro

La domanda è scontata, in questi giorni di freddo dove le giornate sono brevi ma intense e finisco sul divano plaid-munito. Impariamo dagli animali a rispettare i nostri ritmi biologici e lasciamo che almeno la nostra mente, con l’arrivo delle feste, si goda un po’ di… letargo.
Vi sono alcuni animali che con l’arrivo dell’inverno si rimpinzano di cibo tanto da ingrassare a dismisura e, quando le prime nevicate tagliano loro ogni possibilità di approvvigionarsi, si ritirano in una tana ben protetta dai pericoli e sprofondano in un lungo sonno. Si risvegliano solo con l’arrivo della primavera. Si tratta del “letargo”, che è un sonno caratterizzato da un rallentamento delle funzioni vitali. Questo viene innescato dalla graduale incapacità dell’organismo ad adeguarsi al raffreddamento ambientale, per cui circolazione sanguigna e respirazione “girano al minimo”. In questo modo vengono consumate con molta lentezza le calorie accumulate in precedenza.

Questo meccanismo di adattamento alle condizioni ambientali avverse non è tipico solo della stagione fredda. Infatti vi sono animali che vanno in letargo anche durante l’estate. In questo caso è la mancanza d’acqua che determina l’avversità
ambientale. Anche noi uomini viviamo qualcosa di simile. In quelle zone di montagna, dove l’agricoltura è il perno delle attività economiche, il contadino prima dell’inverno fa le sue scorte di viveri e prepara mucchi di legna per riscaldare la casa. Poi, così come gli animali, rallenta le sue attività lavorative e, pur senza andare in letargo,aumenta le sue ore di sonno. I nostri ritmi biologici, per non crearci scompensi, hanno bisogno di rimanere il più possibile in armonia con il contesto naturale in cui viviamo.
E’ vero che il nostro secolo è caratterizzato da trasformazioni continue, quasi senza sosta, per cui parlare di rallentamento lavorativo stagionale può sembrare un controsenso. Fermiamoci però almeno per un istante a riflettere su quanto sia davvero necessario essere sempre sotto sforzo. Domandiamoci quindi: fino a che punto il nostro corpo e la nostra mente sono in grado di adattarsi ai turn-over lavorativi ed emozionali dei nostri giorni.
Allora benvenuto sia l’inverno e non aspettiamo un raffreddore per convincerci che ci siamo allontanati troppo da questi ritmi. Almeno nei giorni di festa proviamo a spegnere gli stimoli superflui e lasciamo che la nostra mente vada un po’… in letargo.

In Cina, c’è un uomo, si chiama Li Zhiming che va in letargo ogni sei mesi, settantaquattro anni, è il primo essere umano che ogni sei mesi va in letargo. L’unico caso al mondo in cui una persona per 180 giorni dorme e gli altri 180 resta sveglio.
Una sorta di letargo dal quale l’uomo non riesce a svegliarsi. I suoi familiari hanno dichiarato che durante i mesi invernali sono costretti a fargli ingerire con un attenzione delle zuppe o dell’ acqua con vitamine. Sono inoltre costretti a mettergli il pannolino. Tutto questo perché non riesce assolutamente a svegliarsi e prendersi cura di se stesso. Sei mesi di puro sonno. “Si addormenta lentamente nella posizione a lui piu comoda e dorme fin quando, passati i 180 giorni, non si risveglia”, hanno precisato amici e conoscenti.

Una sorta di orologio naturale tipico di alcuni animali. I medici sono sconcertati e non riescono a dare alcuna spiegazione. Sembra che Zhiming sia l’unico essere umano al mondo ad avere questo problema.
Quando si sveglia l’uomo non dorme per altri sei mesi. Ovviamente, esclamerebbe qualcuno!! Pare che, uscito dal letargo, di notte impegni il tempo in lunghe passeggiate o guardando la televisione. La notizia ha fatto il giro del mondo e non pochi coloro che hanno cercato di studiare il suo comportamento. Ancora nessuno è riuscito a dare una spiegazione plausibile a questo atteggiamento tipicamente animale.