di Clara Racanelli

Da Roma a Santiago il viaggio una volta nella vita. Percorrendolo porteranno sempre nel cuore il Cammino di Santiago de Compostela. E’ anche il desiderio di alcuni ragazzi da poco diciottenni che frequentano le Comunità Pastorali e per realizzarlo hanno deciso di organizzare una cena a Frascati di autofinanziamento. L’idea, infatti, è quella di percorrere in gruppo il Cammino ma per farlo occorrono i soldi, non tanti, ma ci vogliono.

Se c’è una cosa che salta all’occhio è che il modo in cui si cammina, riflette il modo in cui si vive la vita. C’è chi pianifica le tappe e si attiene al suo piano (anche se più spesso di quanto si crede, sul Cammino i piani saltano o cambiano). C’è chi va all’avventura lasciandosi semplicemente guidare passo dopo passo. C’è chi lo fa tutto, chi ne fa pezzi. Chi lo fa in compagnia, chi parte solo. C’è chi parte da Saint Jean pied de port, chi da Roncisvalle. Chi parte da Burgos o da Leòn e chi fa gli ultimi 100 chilometri. C’è chi si ferma a Santiago, chi va fino a Finisterre. Certo, dipende anche dai giorni che hai a disposizione ma di una cosa sono certa: i giorni che avrai, dipenderanno da come vorrai fare il tuo Cammino di Santiago.

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Ben poco di quello che vi è scritto è mio, quasi tutto è frutto del lavoro di altri che io mi sono limitata a raccogliere e riprodurre nel modo a me più utile mentre preparo il mio viaggio da Roma a Santiago e ritorno.
Avrei potuto partire all’avventura, ma seguire le spiegazioni “al contrario” mi è sembrato poco agevole soprattutto vista la carenza (per ora) di segnaletica in territorio italiano e francese. Sapendo quanto sia importante portare poco peso, spero in effetti che questi appunti di viaggio non servano e che ben presto l’intero percorso sia segnalato in entrambe le direzioni sia in Italia, che in Francia e Spagna.
Il mio lavoro si concentra ovviamente sulle tratte italiane e francesi, il Cammino, in Spagna è segnalato così bene che nessun lavoro è necessario per seguirlo.
Il Cammino che congiunge Roma e Santiago non è univoco, ma permette parecchie scelte. Io ho pensato un mio itinerario che mi porterà a Santiago. È vero che questo lavoro nasce per me, ma è anche vero che il materiale l’ho raccolto e che altri potrebbero avere obiettivi diversi dai miei. Quindi, ho pensato di non limitarmi al mio itinerario, ma di seguire anche tutte le deviazioni.

Porta uno zaino ed essenziale, è il primo compagno di viaggio di ogni viandante e a seconda di cosa ci metterai diventerà un alleato o un fardello. I miei compagni di viaggio e la Guida suggeriscono che lo zaino non debba superare il 10% del tuo peso corporeo. Io personalmente ho fatto il cammino con 11-12 chili in spalla e non mi sono mai pesati, ma ognuno deve tararsi su di sé.

Fai la carta del pellegrino è una sorta di carta di identità che attesta il fatto che stai facendo il Cammino. Nella guida, sono segnalati i luoghi dove potrai farne richiesta prima di partire, per poter accedere agli albergue comunali che si trovano lungo la strada (senza la carta non ci entri). Nella Carta inoltre potrai mettere i timbri, in spagnolo “sellos”, delle tappe che farai. Se vuoi avere la Compostela ti servono i timbri.

 

Evita di essere il camminatore “cellulare dipendente”, fatti un regalo: spegni il telefono o se proprio non riesci accendilo la sera. La gente non muore sul Cammino ed è uno dei luoghi più sicuri della terra, quindi il telefono e internet non ti servono. Goditi il silenzio, parla con le persone che incontri e vivi e cogli l’attimo.

Chiediti: perché lo fai? Per alcuni è un pelligrinaggio. Per altri un modo per sfidare i propri limiti. Altri ancora lo vedono come un’opportunità per stare in contatto con sé stessi e Dio, altri come un’esperienza di vita. Nessuna risposta è quella ultima e definitiva quindi, come ameresti farlo? Cosa vorresti vivere? Cosa ti spinge a farlo? Cerca la tua risposta e in base a quella vivi il tuo Cammino. Rimani anche aperto al fatto che strada facendo le tue motivazioni potrebbero cambiare.

 

Non aver paura della stanchezza: ce la farai! Chiunque cammini per molti giorni e per molti chilometri per quanto allenato sia fa i conti con l’acido lattico, le vesciche (non scordati i cerotti compeed o simili a questo proposito), la stanchezza e qualche acciacco: è normale. Il Cammino tranne alcuni punti, non è particolarmente impegnativo e se non ce la fai a fare le tappe prefissate, riorganizzati. Ci sono sempre posti in cui fermarsi. Inoltre, se proprio stai stramazzando puoi usare i servizi di trasporto zaino lungo la strada. Persone con le stampelle o invalide hanno potuto fare il Cammino grazie a questo servizio. Quindi sappi che il Cammino è stancante, ma è anche alla portata di tutti. Mia madre l’ha fatto a 60 anni e conta di ritornarci a breve…

Goditi gli incontri, camminando si fanno incontri interessanti. Spesso però non si sente l’esigenza di scambiare numeri di telefono o facebook, perché ci si gode il momento senza esigenza di altro. Sebbene non li rivedrò più, non scorderò mai il ragazzo di Budapest che aveva percorso a piedi la strada dalla sua città fino alla Spagna… quasi 3000 km a piedi con un budget di 7,30 euro al giorno. Non scorderò mai il giapponese di 74 anni che era partito da Parigi e a piedi finito il Cammino si sarebbe imbarcato per il Sudamerica. Non scorderò neppure Silvia, una mamma italiana che lasciati a casa figli e marito era partita da sola e, per sempre, ricorderò le sue lacrime di gioia quando il figlio diciannovenne le scrisse “sei forte mamma!”. Emilio detto “12 apostoli” perché aveva vissuto in Australia, invece, è diventato un amico e ancora oggi ci sentiamo. Il Cammino ti fa riscoprire tanta beltà e tanta fratellanza nei confronti di perfetti sconosciuti, che in qualche strano modo diventano parte di te. Fermati da Serafin all’Albergue Putzu. Il luogo è a Boadilla del Camino. Non è una tappa ufficiale ma ne vale la pena, anche fosse solo per fare la conoscenza di Serafin l’ospitalero più alternativo del Cammino. Si definisce un “maldito basco” e se avrai voglia di ascoltarlo ti dirà le 3 virtù del pellegrino e trascorrerai una tappa rinfrancante nel posto più unico che io abbia trovato lungo la strada. Attenzione: gli abitanti del luogo potrebbero dirti che l’albergue è chiuso. Non è vero: bussa alla sua porta e ti sarà aperto.

Scrivi un diario. lo so, ci sono le foto, i video e tante altre cose che puoi fare per ricordare il tuo cammino. Ma ci sono delle intuizioni e dei momenti che saranno speciali e scriverli nero su bianco te li ricorderà per sempre. Compra un piccolo taccuino e una penna e mettili nello zaino. Non importa che tu diventi Ernest Hemingway: scrivi come ti viene. Annota gli incontri, i luoghi, le cose che ti hanno colpito.

Fai tue due parole chiave, che tu ci sia già stato o che stia pianificando di andarci, ho due parole per te. Le sentirai così tante volte sulla strada che diventerà strano una volta finito non dirle alla gente che incontri: Buen camino! È il saluto che tutti si scambiano in spagnolo durante la strada ed è anche uno splendido augurio di vita.

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Sì, perché il vero Cammino è sempre di fronte a noi e indipendentemente dalla meta che raggiungeremo quello che ci auguriamo è che sia buono, magico e che valga la pena di essere percorso a prescindere dalla fatica.