di Giuseppe De Pietro

L’origine dei Sami è incerto, recenti studi genetici ne localizzano l’origine nel Nord Africa. Sarebbero imparentati con i berberi e con le popolazioni della regione del Volga-Urali in Russia dove vivevano praticando il nomadismo nella parte nord orientale dell’Europa fino all’ultima epoca glaciale. Circa 5.000 anni fa questa popolazione si spostò dalla Russia verso la Scandinavia.
Gammal vykort

La costituzione genetica dei Sami è unica e si differenzia da quella di tutte le altre popolazioni, una conferma del fatto che non si sono mischiati alla popolazione dei luoghi in cui vivevano. Anche se non ci sono prove che i Sami siano i primi abitanti della Scandinavia sono certamente la popolazione più vecchia tra quelle che oggi la abitano ma quale fosse l’area in cui storicamente vivevano è ancora materia di discussione. Certo è che ne furono scacciati da varie forme di colonizzazione.

Sápmi è il nome con cui i sami chiamano sia il territorio in cui vivono che se stessi ed è un’area molto grande che comprende Svezia, Norvegia, Finlandia e la penisola di Kola in Russia. I sami hanno abitato queste regioni molto prima che esistesse il concetto di confini nazionali ed oggi si trovano a vivere in 4 nazioni diverse.

Sebbene la popolazione sami non sia costituita in uno stato indipendente, al fine di rafforzarne l’identità nazionale e di preservarne gli aspetti culturali e tradizionali, il popolo sami possiede un proprio organo rappresentativo, una propria capitale in Norvegia sede del parlamento norvegese sami (Karasjok 3000 abitanti), una propria bandiera e, dal 1986, un proprio inno e, anche se non hanno una reale autonomia politica, esistono vari “parlamenti sami” fondati in Finlandia nel 1973, in Norvegia nel 1989 e in Svezia nel 1993 che difendono i loro interessi e preservano la loro autonomia culturale.
Si stima comunque che attualmente ci siano circa 80.000 sami così suddivisi: tra i 50.000 e 65.000 in Norvegia, 20.000 in Svezia, 8.000 in Finlandia e 2.000 in Russia.
La loro bandiera sami hanno un preciso significato dai colori: Verde: crescita, natura e il territorio Sápmi che è vitale per la sopravvivenza del popolo Sami; Blu: l’acqua che è un elisir di vita; Rosso: il fuoco che simboleggia il calore e l’amore; Giallo: il sole che simboleggia una lunga vita; Il cerchio: simbolo della spiritualità che unisce i quattro elementi.

Il vecchio termine svedese per indicare i sami, Lapp e Lapper (ora in disuso) è documentato già a partire dal 1500 e, anche se già nel 1673 Johannes Schefferus sostenne che il corretto nome dei Lapponi nella propria lingua era sabmi o same gli stessi sami quando parlavano svedese riferendosi a se stessi si chiamavano Lapp. Oggi i Sami non sono più completamente nomadi e vivono in piccoli paesi, tra cui Kautokeino (in Norvegia), sede culturale dei Sami, dal momento che il 90% dei suoi abitanti parla la lingua sami.

La lingua sami consta di circa dieci varianti tutte aventi come ceppo quelle della famiglia ungaro-finnica a sua volta derivata dalle lingue uraliche e si sviluppò con molta probabilità a partire dal finlandese circa 2000- 2500 anni or sono (intorno al 500 a. C.), quando iniziò a svilupparsi anche la cultura sami.

I sami vivono, oltre che di allevamento di renne, di pesca e negli ultimi anni anche di turismo. L’alimentazione di base consiste di conseguenza in carne di renna e pesce. Altri alimenti tipici della cucina sami sono le bacche di bosco (mirtilli, mirtilli rossi, mora artica), erbe e piante medicinali, pane morbido di tradizioni sami.
”Mangiano piante, vestono abiti in pelle di animale e dormono per terra. L’unica cosa di cui si fidano sono le lancie appuntite. Gli uomini e le donne si seguono e si nutrono della stessa cacciagione.”

Per i Sami, gli originari abitanti della Lapponia, le stagioni non sono quattro ma ben otto: il primo inverno, l’inverno, il tardo inverno, la primavera, l’estate, la tarda estate e l’autunno. Tale suddivisione dell’anno si deve allo stile di vita nomade di questa popolazione, che seguendo ogni variazione del clima e mutamento della natura, scandiva le proprie giornate e regolava i propri spostamenti.

La tradizionale forma di religiosità era quella sciamanica in cui lo sciamano effettuava tutta una serie di riti propiziatori per prevedere l’avvenire utilizzando un tamburo magico. Molti di questi riti si riferivano agli animali: quando uno di loro veniva ucciso, un pezzo di carne di ogni parte del corpo veniva inserito in una specie di tomba, per essere seppellito, nella convinzione che la divinità, ingraziata dal sacrificio, facesse rivivere l’animale in un altro mondo.
I sami credevano nel potere magico dei sogni, interpretandoli come una via di comunicazione con il mondo dei morti. Tra le antiche divinità principali vi è la “Madre-Terra” che governa le nascite e il Dio del tuono. I sami credono all’esistenza di un’anima che al momento del trapasso si stacca dal corpo.

L’abito tradizionale sami viene usato soprattutto in occasione di festività e l’indumento principale è una casacca (chiamata kolt) di colore blu, grigia o nera con inserti a strisce rossi, blu, gialli e verdi generalmente in corrispondenza delle spalle, la parte alta della schiena, il colletto e sulle braccia. La differenza nella decorazione degli abiti tra le varie regioni è molto marcata. La decorazione sul retro della casacca degli uomini indica se è sposato o meno.

Il tipico copricapo con il grande pon pon rosso sulla punta (diventato il simbolo del copricapo lappone) appartiene ai sami delle regioni più settentrionali (chiamati spesso in Svezia karesuandolappar). I sami finlandesi hanno invece un cappello a quattro punte (se guardate il video qui sotto ne potete vedere degli esempi) chiamato fyra vindars mössa (il cappello dei quattro venti). I sami si sono chiamati anche Solen och vindens folk (la gente del sole e del vento).

Mostrare pubblicamente tramite “rappresentazioni teatrali” culture considerate diverse e primitive divenne a partire dal 1879 e per 50/60 un nuova “moda”. In particolare in Germania, il proprietario di zoo Carl Hagenbeck ad Hamburg mandò in turné in tutta europa le sue “mostre zoo-antropologiche”.
Alcune centinaia di sami dalle regioni del nord si mostravano con le loro renne e slitte a curiosi spettatori e dovevano sottoscrivere un contratto in cui si impegnavano ad appartenere ad una cultura sottosviluppata e dovevano apparire genuini e tipici.
Spesso chi accettava di partecipare a questi “spettacoli” proveniva da situazioni disagiate (i sami all’epoca avevano quasi tutti uno status molto basso), senza lavoro regolare e senza proprietà (renne in questo caso). Per loro si trattava semplicemente di sopravvivenza e cibo.

Il Popolo Sami

SONY DSC