di Giuseppe De Pietro

Come una bella donna; gustosa, aromatica e profumata, la pesca tardiva di Leonforte è un’autentica realtà dell’agricoltura siciliana.

Coltivata in un’oasi al centro della Sicilia, in un territorio non contaminato da rifiuti e scarti industriali, la pesca di Leonforte è la naturale sintesi di antiche varietà e di un microclima particolare che ne caratterizza la maturazione. 
E’ stata presentata a Roma durante una conferenza stampa presso la sede dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche. A parlarne è stato Carmelo Salamone, Presidente del Consorzio di Tutela Pesca di Leonforte IGP.   Nella sede dell’ AICIG si è portato a conoscenza, unica e sostenibile” . Una percoca nel sacchetto, dove viene evitando l’uso massiccio di insetticidi. E’ stata una grande opportunità per il consorzio siciliano per presentare il marchio Igp agli operatori di settore ed ai giornalisti. La storia vede nel 1996, due Cooperative peschicole presenti nel territorio costituire il Consorzio di Tutela della Pesca di Leonforte, con l’obiettivo  di promuovere, tutelare, valorizzare, sviluppare e razionalizzare la produzione del prodotto peschicolo degli associati, ottenendo così  nel 2010 il riconoscimento dell’Identificazione Geografica Protetta (IGP) e allo stesso  Consorzio, nel 2013,è stato riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il compito di tutelare e valorizzare il marchio “Pesca di Leonforte igp”. La  zona di Produzione è individuata nella  zona centrale della Sicilia, in un territorio che oltre a Leonforte registra una  significativa produzione anche ad Assoro, Agira, Enna, Calascibetta. La pesca di Leonforte IGP sono varie e  vecchie varietà locali che maturano a settembre, ottobre, addirittura a novembre. I frutti non sono molto appariscenti, maturando tardi e nel sacchetto, diventano al massimo di colore giallo intenso con leggere striature rosse, ma sono sempre profumatissime, con una polpa gialla, soda e dolce. La buccia cambia leggermente colore a seconda della varietà e dell’epoca di raccolta. 

Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna gli input e gli output. In questo modo, e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi gestiti dalla struttura di controllo, delle particelle catastali su cui avviene la coltivazione, dei produttori e condizionatori, nonché attraverso la dichiarazione tempestiva, alla struttura di controllo, delle quantità prodotte, è garantita la tracciabilità del prodotto.
La messa a dimora delle piante deve avvenire necessariamente nel periodo autunno-inverno per quelle a radice nuda; le piantine in fitocella possono essere impiantate nello stesso periodo o anche in primavera, in presenza di umidità del terreno sufficiente ad evitare possibili stress da trapianto. Le piantine vengono irrigate appena dopo la loro messa a dimora.
La forma di allevamento deve assicurare un’adeguata esposizione ai raggi solari in tutte le parti della chioma, fornire frutti di qualità, favorire un’uniforme distribuzione dei prodotti antiparassitari e agevolare le operazioni colturali quali potatura, diradamento, insacchettamento e raccolta dei frutti.
La raccolta avviene a partire dalla prima decade di settembre fino alla prima decade di novembre. Il grado di maturazione del prodotto deve essere tale da consentire la lavorazione, il trasporto e le operazioni connesse; permettere la buona conservazione fino al luogo di destinazione; rispondere alle esigenze commerciali del luogo di destinazione.
Le drupe devono essere raccolte a mano evitando l’operazione nelle ore più calde della giornata e l’esposizione diretta al sole dei frutti raccolti. Cura particolare dovrà essere prestata alla separazione del frutto dal ramo che deve avvenire senza provocare danni al peduncolo. Inoltre, deve essere asportato il filo di ferro, che serve per legare i sacchetti di pergamena, al fine di evitare il danneggiamento dei frutti depositati nelle cassette o in altri contenitori.

Un frutto ad indicazione geografica protetta è il prodotto della coltivazione di due ecotipi locali di pesca: Bianco di Leonforte e Giallone di Leonforte, non iscritti nel catalogo nazionale delle varietà.
All’atto del consumo della “Pesca di Leonforte” ad indicazione geografica protetta, i frutti possiedono un aspetto fresco, sono indenni da parassiti a qualunque stadio di sviluppo,  buccia di colore giallo con striature rosse non sempre evidenti per l’ecotipo Giallone di Leonforte.
La pesca di Leonforte, Sicilia riconoscimento IGP, denominata La Settembrina, viene coltivata nei comuni di Leonforte, Enna, Calascibetta, Nissoria Assoro ed Agira, in provincia di Enna su una superficie di circa 200 Ha. 
La caratteristica che contraddistingue la Pesca di Leonforte dalle sue “concorrenti” è il periodo di maturazione: settembre. Com’è possibile, vi chiederete voi? Semplice: le pesche vengono “insacchettate”. Il procedimento è stato “brevettato” negli Sessanta da un certo Pappalardo di Acireale che cercava di ovviare ai danni prodotti dai parassiti. I primi pescheti nascono infatti a Leonforte negli anni Cinquanta sui terreni argillosi della Contrada Noce, ma dopo appena quattro anni la coltivazione viene abbandonata a causa della mosca mediterranea. Il rimedio arriva qualche anno dopo: il sacchetto di carta pergamenata in cui vengono avvolti i frutti 120-150 giorni prima della completa maturazione, protegge le pesche da parassiti e intemperie ed evita l’uso eccessivo di concimi di origine industriale. La pratica si diffonde La storia della pesca di Leonforte zona di produzione della IGP “Pesca di Leonforte” interessa i comuni di Leonforte, Enna, Calascibetta, Assoro ed Agira, in provincia di Enna.

Il riconoscimento della I.G.P. è giustificata dalla reputazione e notorietà del prodotto conosciuto per le proprie caratteristiche qualitative quali la tardiva maturazione e di conseguenza la presenza sul mercato in periodi in cui sono quasi assenti le pesche, la durezza e la pratica dell’insacchettamento. L’insacchettamento dei frutti sulle piante con sacchetti di carta pergamena argento permette il controllo della mosca mediterranea (Ceratitis capitata). Tale particolarità ha rappresentato nel tempo uno degli aspetti più qualificanti di tale produzione. Fondamentale è il lavoro del peschicoltore che è diventato il manager delle proprie produzioni perché ha capito di avere fra le mani un prodotto unico. Egli ha spesso coinvolto i propri familiari nell’ insacchettamento lavorando sodo giorno e notte. La vendita delle pesche ha assicurato un reddito tale da migliorare le condizioni di vita degli operatori della zona.
Da circa un ventennio la “Pesca di Leonforte” muove un indotto economico notevole non solo nel comprensorio di produzione, ma anche nel territorio dei comuni vicini in occasione dell’annuale Sagra che si tiene nella prima domenica del mese di ottobre nel centro storico della cittadina edificata dal Principe Nicolò Placido Branciforti nel XVII secolo. Tale momento di promozione e di valorizzazione del prodotto è stato creato nel 1982 dall’Amministrazione comunale di allora per incentivare lo sviluppo della drupacea e per far conoscere ai consumatori dell’Isola le peculiarità di un prodotto unico. L’evento, nato come “Sagra del pesco di Leonforte” ed oggi ribattezzato come “Sagra della pesca e dei prodotti tipici di Leonforte”, ha significato fin dalle sue origini un momento di promozione di questo prodotto tardivo.

www.pescadileonforte.it

juicy peaches on wooden table in garden