La residenza presidenziale ospiterà un orto coltivato secondo i criteri dell’agricoltura biologica. Un segnale forte per incentivare il consumo di prodotti di stagione, a chilometri zero, per un’alimentazione più sana. Per la salute e per l’ambiente
Tutto cominciò più o meno a settembre, in piena campagna elettorale, con Eat the View, una campagna lanciata da Kitchen Gardeners.

Eat the View è un progetto che propone di piantare orti in luoghi ben visibili, luoghi simbolici, in cui la presenza di un orto possa dare un buon esempio nell’incoraggiare il cambiamento nelle abitudini alimentari. Il perché è semplice: incoraggiare il consumo di cibi locali e possibilmente biologici, perché gli alimenti non arrivino nei nostri piatti dopo aver girato il mondo, inquinando e sprecando risorse.

E quale luogo è più in vista della Casa Bianca? E’ nato più o meno così l’orto biologico di casa Obama, che occuperà una parte del giardino della residenza presidenziale. I suoi raccolti riforniranno la tavola del Presidente USA e, in parte, verranno donati all’associazione Miriam’s Kitchen, una mensa che si occupa di dare pasti ai senzatetto.

Racconta Ecologiae:

La first lady Michelle, che si prefigura già come una delle più amate dagli americani e nel mondo per la sua semplicità e umiltà decorosa, ha infatti deciso di dare il buon esempio al suo popolo, minacciato in egual modo da obesità ed effetti del riscaldamento globale, autorizzando la creazione di un orto nei giardini dell’ala Sud della villa palladiana.

Un gesto simbolico, ma nemmeno tanto, perchè agli Obama piace davvero mangiare sano e garantire cibi biologici alle proprie figlie. Un modo come un altro per dare il buon esempio ai cittadini degli States che si nutrono sempre più spesso di schifezze varie e salsine poco salutari e ai quali certo non farebbe male un po’ di sana frutta e verdura coltivata nell’orto di casa. Ma il pollice verde di Michelle che potrebbe avere grande risalto e spingere come ci auguriamo al trend dell’orto e del mangiare biologico, ha anche un altro importantissimo intento.

Mangiare biologico, consumare più verdure e meno carne, e soprattutto consumare locale, non ha solo effetti positivi sulla salute umana, ma anche su quella del pianeta, diminuendo lo spostamento di grandi quantitativi di derrate alimentari da un capo all’altro del mondo, con una riduzione consistente delle emissioni.

A testimonianza delle implicazioni sul futuro delle generazioni a venire del coltivare un orto, Michelle ha voluto procedere a piantare i cento metri quadri di peperoni, pomodori, spinaci ed insalate varie, insieme a cinquanta bambini provenienti da una scuola elementare di Washington, bambini che continueranno a coltivare e a curare gli ortaggi piantati nel tempo.
Oltre all’orto, alla Casa Bianca potrebbe arrivare anche un contadino. Scrive Cattiva Maestra:

L’idea è nata intorno al mese di novembre del 2008, quando il giornalista del New York Times Magazine, Michael Pollan, ha proposto in un lungo e documentato articolo di affiancare allo chef della Casa Bianca un contadino, in grado di suggerire i migliori ingredienti per preparare i pasti presidenziali. La famiglia Brockman (Congerville, Illinois) ha colto al balzo la proposta un poco provocatoria del giornalista, dando vita a un vero e proprio portale per designare il contadino ideale per Barack Obama.

Durante le scorse settimane il sito web White House Farmer ha raccolto i voti degli internauti, chiamati a scegliere tra alcune centinaia di agricoltori biologici il consulente ideale per l’orto della Casa Bianca. La scelta è infine ricaduta su tre contadini, tra i quali l’amministrazione Obama potrà scegliere il vincitore definitivo. I contatti con lo staff del presidente pare siano già stati avviati, ma nulla di ufficiale è ancora trapelato da Washington DC
Ecoalfabeta sottolinea che l’orto presidenziale sarà all’insegna dell’agricoltura biologica:

Come tutti i più scafati hanno ben capito, non si tratta certo di un vezzo, ma di un potentissimo messaggio di sostenibilità: se lo fa il Presidente, tutti i cittadini possono autoprodursi le verdure nel proprio giardino o almeno nel proprio balcone.

C’è un punto chiave (che i media italiani non hanno abbastanza sottolineato): l’orto sarà coltivato con metodi biologici.

Obama sostiene l’agricoltura biologica. Così si legge nel suo programma:

Encourage Organic and Local Agriculture: Help organic farmers afford to certify their crops and reform crop insurance to not penalize organic farmers. Promote regional food systems. Encourage Young People to Become Farmers.

Ora il Presidente ha fornito anche un endorsement personale all’ organic farming, che per la prima volta nella storia entra di diritto sulla scena politica internazionale.
Peraltro sembra non sia esclusivamente un’operazione promozionale: pare che la preferenza per il cibo locale e biologico fosse già tra le abitudini della coppia presidenziale. Scrive Protonutrizione:

la first lady Michelle ha importato nella sua nuova dimora la tendenza del mangiare local, ovvero il consumo di cibi prodotti o allevati a distanza sostenibile da casa, entusiasmando siti web come La Vida Locavore o Gristmill che si fanno paladini di un’agricoltura sostenibile e del consumo di alimenti che non devono essere spediti da altri paesi o regioni lontane sprecando enormi quantità di combustibili fossili prima di arrivare in tavola.

In una delle sue ultime apparizioni in pubblico, parlando ai dipendenti del Dipartimento dell’Agricoltura, la first lady ha lodato il lavoro dei “community garden”, gli orti comunitari di quartiere che interrompono la monotonia del cemento e “forniscono frutta e verdura a tante comunità del nostro paese e nel mondo. Quando il cibo viene cresciuto localmente, ha anche un sapore migliore”.
Oltre a rifornire la tavola di frutta e verdura fresca e di stagione, sembra che i benefici del prendersi cura di un orto non si fermino qui. Spiega Ecoblog:

Impegnarsi nella coltivazione di un orto o di un giardino almeno 3 ore a settimana fa bene, molto bene, tanto da allungare la vita. Alla bella scoperta sono giunti i ricercatori dell’Università di Uppsala che hanno pubblicato i risultati dello studio, iniziato nel 1970, intitolato Total mortality after changes in leisure time physical activity in 50 year old men: 35 year follow-up of population based cohort, durato 35 anni, sul British Medical Journal di marzo.

Lo studio è stato condotto su 2205 maschi 50enni divisi in 4 categorie: dai sedentari, ai moderatamente sedentari, a chi era impegnato in una attività fisica moderata per almeno 3 ore a settimana come fare del giardinaggio o chi era uno sportivo quasi professionista.

Dopo un periodo di 10 anni si è osservato che la mortalità per chi era impegnato in un attività come il giardinaggio si è ridotta rispetto a chi conduceva un attività sedentaria. I primi benefici si erano notati già dopo cinque anni dall’inizio dello studio.
In ogni caso, sembra che l’iniziativa stia cominciando a dare i primi frutti, come racconta Campus:

Tutti pazzi per Michelle Obama, che ha fatto l’orto biologico alla Casa Bianca. Anche negli atenei usa spopola la organic mania della first lady.

Nella mitica Berkeley – l’ateneo del ‘68 americano, il campus del film culto Fragole e sangue – l’hanno seguita subito.

Un gruppo di studenti ha ottenuto dal presidente dell’università il permesso a vangare e seminare un bel po’ di terra e cominciare a piantarci pomodori, broccoli, rape bio.

Un posto dove appendere il cappello racconta dell’articolo che il Wall Street Journal pubblicò a gennaio, riguardo le aspettative riposte dagli ecologisti nel nuovo presidente:

C’è chi auspica un ritorno dei pannelli solari alla Casa Bianca come ai tempi di Jimmy Carter. C’è chi vorrebbe che gli Obama adottassero un cane randagio. C’è chi chiede di ripristinare la tradizione degli orti alla Casa Bianca, come ai tempi di Thomas Jefferson e dei victory gardens di Eleanor Roosvelt, nella speranza di convertire l’America al biologico e al chilometro zero. C’è chi sogna di riportare anche solo per un giorno gli stendibiancheria al 1600 di Pennsylvania Avenue come ai tempi di Taft perché l’America capisca che oggi è molto più patriottico ridurre il consumo energetico che non avere la bandiera a stelle e striscie sul tetto di casa.