Francesco Clemente

Il “Neo-tarantismo”, e’ un fenomeno nuovo che coinvolge larghe fasce di
popolazione. E’ un movimento che esprime il bisogno di “altra” musica, per nuovi
rapporti comunicativi e relazionali, una domanda di danza catartica fruibile
oltre i suoi connotati storici legati alla sofferenza e alla vergogna.
Come ogni grande movimento culturale, anche Salento e Taranta nasce e si
sviluppa dal basso contrapponendosi alla globalizzazione, al livellamento
culturale ed al tentativo di cancellare le diversità attuati dai mass media.
E sono soprattutto i giovani che portano avanti questo movimento che innesca
momenti di danza collettiva, nelle piazze, nei centri sociali, nei pub, nei
teatri ed in qualsiasi altra struttura che proponga concerti di musica popolare.
Il tarantismo trova la sua massima espressione in agosto allorquando viene data
vita a tutta una serie di manifestazioni culturali in varie Locali a Otrantota’
del Salento. L’evento piu’ imponente e’ sicuramente la notte della Taranta, un
festival itinerante che coinvolge tutti i Comuni della Grecia salentina che ha
il proprio clou a Melpignano (Le) il 17 agosto nei pressi del convento degli
Agostiniani.
Origini storiche del tarantismo
L’origine di questo ballo ci riporta ancora una volta ad oriente ed alle
popolazioni saracene. Infatti la culla di questo genere musicale è Lucera ove,
intorno all’anno 1000, si erano insediati i Saraceni vivendo per quasi un
secolo, incrementando i rapporti commerciali con il Salento.
Essi vi portarono i propri canti ed i propri balli. Successivamente il ballo
comincio’ a connubiarsi con il morso del terribile ragno che procurava gravi
malattie e febbri molto alte. Infatti l’antidoto contro il veleno era sudare
ballando sulle note sfrenate del ballo saraceno.
Lo strumento essenziale per suonare la pizzica è il tamburello importato dai
Saraceni poi modificato nel tempo. Quello moderno è di forma circolare con
sonagli, prima assenti, e con una membrana di pelle e viene suonato in diversi
modi:
1) nel Salento l’ipotenar (la parte dallando el polso sotto il pollice) batte
sulla membrana dando il ritmo, in questo caso il tamburello svolge un compito
reggente dell’intera melodia;
2) ancora nel Salento il tamburellista fa scorrere le dita sul tamburello
facendo vibrare solo i sonagli, in questo caso il tamburello svolge una funzione
di cornice, quasi di abbellimento;
3) nella tarantella Campana il tamburello viene solo agitato anche in questo
caso il suono è di abbellimento;
4) nel Lazio il suono continuo di questo strumento si è perso, infatti viene
suonato solo nel ritornello della canzone, dal cantante solista, e la membrana è
percossa dal palmo, a volte senza seguire il ritmo.

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