di Franco Gualtieri

Le Sfere di Moeraki in Nuova Zelanda sono un gruppo di sfere rocciose perfettamente tonde che punteggiano la battigia della spiaggia di Koekohe, vicino al piccolo insediamento di Moreaki, sulla costa di Otago. Sparpagliate come biglie sul bagnasciuga, se ne contano oltre una cinquantina, tra integre e frantumate. Alcune superano i due metri di diametro e pesano oltre sette tonnellate, mentre altre arrivano a qualche decina di centimetri di dimensioni; ma in media il loro diametro si aggira intorno al metro.

Siamo in Nuova Zelanda, dove il paesaggio offre inaspettate sorprese come maestosi vulcani, imponenti fiordi e ghiacciai. In questo bizzarro panorama non poteva mancare una stravaganza geologica come le Sfere di Moeraki (o Moeraki Boulders, nella dizione originale).

La leggenda maori si dividono sull’origine di queste manifestazioni rocciose. La popolazione aborigena dei Maori associa i massi al naufragio della grande canoa Arai Te Uru a seguito di una tempesta, mentre navigava verso Sud. Le sfere sarebbero la trasfigurazione di parte del suo carico, ovvero cesti tondi di cibo e zucche. Inoltre, lo scafo sarebbe diventato la scogliera che si estende in mare fino a Shag Point e la grande roccia, Hipo, il navigatore. E ad oggi molte delle colline tra Moeraki e Palmerston portano i nomi dei membri dell’equipaggio.

La scienza, invece risponde, ovviamente, con un’altra spiegazione sicuramente meno epica. A prima vista i massi sembrerebbero essere stati lavorati dalla mano dell’uomo e poi depositati dal mare. Ma in realtà la loro provenienza va cercata presso le scogliere a ridosso della spiaggia. Le scogliere, per milioni di anni, le hanno forgiate e custodite nel loro grembo. In seguito gli agenti atmosferici hanno eliminato la roccia esterna, liberandole e permettendo loro di rotolare sulla spiaggia.

Il processo di formazione sembra essere iniziato circa 60 milioni di anni fa, quando gran parte del Nord dell’Otago era ricoperto dall’oceano. Oggetti come conchiglie, ossa e frammenti di piante, hanno agito da nuclei di condensazione intorno ai quali i minerali disciolti nell’acqua cominciarono gradualmente a cristallizzare. Dopo milioni di anni si sono così formate tali gigantesche sfere che i geologi chiamano concrezioni. Infine, circa 15 milioni di anni fa, il fondo marino si sollevò fin sopra il livello del mare, dove le forze erosive cominciarono il loro lento lavorio: l’ex fondale marino fangoso, venne divorato lentamente e i massi videro la luce.

 

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