Dolcetto d’Asti, Doc del Monferrato. L’antico vitigno piemontese

Gianni Dal Maso

Tra Asti e Cuneo, nella regione storica delle Langhe, nasce un vino che riporta i profumi delle dolci colline del terriotorio piemontese: il Dolcetto. Antico vitigno autoctono che in Piemonte conta 11 denominazioni di origine, possiede una sua prestigiosa collocazione in una limitata area a sud di Asti.

L’ampia diffusione del Dolcetto nell’Alto Monferrato (e nella fascia preappenninica) è attestata già da insigni studiosi e ampelografi piemontesi dei secoli XVIII e XIX quali Nuvolone e Gallesio, che cita anche il sinonimo “uva d’Acqui”. Nel 1613 tal Gugliemo Prato, “cittadino Astese, Speziale e Filosopho”, scriveva un trattato ove parlava dei ‘Dosseti’ come ‘rotondo e gentile vino di colore assai grande e saporito, poco o punto agrestino’ lasciando intendere una certa diffusione nella zona della Langa Astigiana, comuni aggregati alla Provincia di Asti nel 1935.

La denominazione Dolcetto d’Asti DOC include le province di Asti ed è stata creata nel 1974. I vini della denominazione Dolcetto d’Asti DOC si basano principalmente sui vitigni Dolcetto.

Il Dolcetto d’Asti e il Dolcetto d’Asti Superiore si presentano con colore rosso rubino vivo, odore vinoso, gradevole, caratteristico e sapore asciutto vellutato, armonico, di moderata acidità. Il vino Dolcetto, tipicamente di pronta beva per la sua gradevolezza dovuta alla naturale contenuta acidità fissa, evolve esaltando le migliori caratteristiche se mantenuto in cantina e solo dopo un anno di affinamento si può fregiare della menzione Superiore.

Molto diffuso nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria. È anche presente in Oltrepò Pavese e nell’area pedemontana piemontese e ligure. Il grappolo di Dolcetto a maturità è medio-grande, conico allungato, poco compatto e generalmente con ali sviluppate; il peduncolo nella maggior parte dei casi è di colore rosso violaceo. L’acino è di medio-piccola grammatura e di colore nero-blu. Dai frutti si ottengono vini dal colore intenso caratterizzati da una bassa acidità e da un piacevole retrogusto amarognolo; si consumano giovani o dopo un periodo di invecchiamento.

Il Dolcetto è tra i vitigni autoctoni piemontesi più tipici. Storicamente, il Dolcetto era la merce di scambio con la Liguria: dalla regione costiera ci si approvvigionava di olio, sale e acciughe, ingredienti base di uno dei piatti più famosi del Basso Piemonte, la “Bagna Caoda”, mentre nel cuneese si barattava l’uva Dolcetto con i vitelli allevati in pianura, così da avere nelle stalle di collina animali di razza.

Il Dolcetto è un vino che si abbina bene a tutto pasto e che accompagna felicemente salumi, arrosti, carni bianche e formaggi molli o semiduri. Temperatura di servizio 16° – 20°C.

La ricetta giusta; Scaloppine al Dolcetto d’Asti. Ingredienti per 4 persone: 500 gr fettine vitello – medio spessore, burro q.b., olio d’oliva q.b., 150 gr prosciutto cotto – affettato sottile, 100 gr fontina, 100 gr creste e fegatini, pollo – frattaglie, bicchiere Dolcetto d’Asti, brodo q.b., tartufo, farina, sale q.b., pepe q.b. Con batti-carne schiacciare le scaloppine, infarinare e porre in tegame con burro ed olio; rosolare su ambo i lati, irrorare con il vino e lasciare evaporare. Stemperare con brodo caldo e proseguire la cottura a fuoco lento, rapprendendo. A cottura ultimata, levare le scaloppine dal tegame e porre in teglia imburrata, adagiando su ognuna il tartufo affettato sottilmente, alternando con prosciutto e fontina. In tegame, utilizzando il restante fondo di cottura, rosolare frattaglie con sale e pepe, cuocere irrorando con brodo. A cottura ultimata, unire alle scaloppine in teglia. Passare in forno caldo per 10′ e servire.

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