di Clara Racanelli

Questo Natale, mentre ero intenta a scrivere la mia lista di sogni e promesse per il nuovo anno 2019, decisi che nel nuovo anno avrei finalmente dato seguito al mio desiderio. E sono stata di parola, perché odio deludermi. Ho aspettato paziente il momento giusto e, a maggio, in occasione delle mostre-mercato di piante mi sono fatta un regalo. Si chiama Gertrude Jekyll, proviene dal vivaio di Firenze di Nicola Cavina, una collezione di David Austrin. È un’incantevole rosa inglese, dal colore intenso, ricca di petali, con un avvolgente profumo antico, gourmand e armonioso.

Felice come un bambino che si compra un enorme cono gelato con la sua prima paghetta, non avrei potuto immaginare che, qualche giorno dopo, lo sarei stata persino di più. Per un piacevole pranzo domenicale,  due cari amici mi hanno regalato a sorpresa un’allegra rosa color limone, con deliziosi petali avvolti in spirali perfette. E così, dopo tanti anni di assenza, mi ritrovo con due intriganti esemplari che allietano la mia vista, mi riempiono d’orgoglio, profumano il terrazzo e, come le madeleine di Proust, mi permettono di assaporare la dolcezza dell’infanzia, con una nuova consapevolezza. Talvolta bisogna allontanarsi da ciò che si ama. Per poterlo, poi, apprezzare ancora di più.

“Talvolta coltiviamo tante qualità di rose senza trovarvi quel che cercavamo; e potremmo trovarlo in una sola”. Come giardinieri avete certo buone ragioni per dissentire. Perché una rosa sola non vi basta; e dalle piante che assorbono amore e lavoro esigete, in cambio, una generosa fioritura. Che sarà più sicura se avrete scelto e messo a dimora per tempo le nuove creature, affinché già nella prima stagione accanto a voi sappiano dare soddisfazione. Questa è una buona ragione per scegliere le varietà e procurarsi le piante alla fine dell’inverno, nel caso in cui siano fornite a radice nuda o in zolla. Ma anche se le acquistate in vaso, la prenotazione anticipata vi garantisce una maggiore scelta e la possibilità di trovare varietà insolite o particolari. Gli esperti caldeggiano l’impianto a vegetazione ferma: la pianta a riposo subisce un minore stress da trapianto e l’apparato radicale, non impegnato a nutrire la parte aerea, ha il tempo di installarsi nella nuova sede.

Anche se la brina continua a imbiancare terrazzo e giardino, è tempo di pensare a qualcosa di nuovo, a una regina docile e meravigliosa, forse profumata, certo non avara di fiori.  Lo sforzo dei creatori di rose volge dunque nella direzione di assecondare i tanti che, pur dovendosi accontentare di ritagli di tempo fra gli impegni di famiglia e lavoro, non vogliono rinunciare a fioriture spettacolari e prolungate. Così nelle misteriose e segrete alchimie degli ibridatori, come in una ricetta di pozione da strega, entrano vari ingredienti: un nuovo colore, la pienezza del fiore, un pizzico abbondante di profumo, la voglia di rifiorire dopo la prima esplosione primaverile, una dose di bel fogliame e un’altra di buon carattere e adattabilità. Questi?maghi sono capaci di mescolare i caratteri e renderli stabili fin quasi a sfidare le leggi di Mendel, lo scienziato che gettò le basi della teoria dell’ereditarietà provando e riprovando gli incroci del pisello; è un lavoro senza fine, da cui nascono innumerevoli, nuove varietà. Ma solo pochissime sono destinate ad arrivare nei nostri giardini.

Appena estratte dal pacco, le piante a radice nuda vanno messe a dimora; solo nel caso in cui la primavera si faccia desiderare e il terreno sia ancora gelato, conviene aspettare lasciando il pacco ancora chiuso in luogo fresco. In alternativa, estraete gli esemplari e interrateli provvisoriamente in un contenitore, coprendo le radici conun po’ di terriccio umido.
Gli esemplari in zolla o pack (l’involucro che ripara le radici con il loro modesto pane di terra) hanno una discreta conservazione se il clima è fresco, ma in genere è bene trapiantare entro pochi giorni dall’acquisto. Gli esemplari comprati in vasetto vivaistico sono assai più tolleranti: potete piantarli praticamente in ogni momento, tranne che nei periodi di gelo (e, in estate, quando comincia a fare molto caldo). In genere hanno due-tre anni o più, si presentano già ramificati e sono quindi più costosi; ma sono in grado di garantire il tanto agognato “pronto effetto”: se siete ancora alle prime armi e la pazienza non è proprio il vostro forte, è la soluzione che fa per voi.

Gennaio… Tempo di pensare alle nuove rose e tra aprile e maggio tutto si colora di rosa. E’ questo, infatti, il momento in cui suggestivi balconi, angoli o giardini fioriti formano un quadro è il periodo della spettacolare fioritura delle rose, da sempre coltivata nei villaggi locali sia come base per essenze e profumi, sia per la distillazione dell’attar, l’acqua di rose utilizzata nella cucina tradizionale.
Il processo prevede di lasciar riposare i fiori in una ciotola di argilla per novanta giorni, prima della distillazione vera e propria. L’acqua di rose così prodotta viene poi usata per diversi scopi: aromatizzare caffè, cioccolato e dolci tipici, combattere l’emicrania, profumare il corpo. E soprattutto, se si hanno ospiti a tavola, alla fine del pasto viene tradizionalmente usata per aspergerli, in onore del cibo consumato insieme.

A volte ritornano, le rose. Da adolescente nel mio balcone non c’erano che rose. Poi, quando me ne andai dalla casa dei mie genitori, mi dedicai ad altri fiori – un po’ per curiosità, un po’ per ribellione -, avendo destinato tutta la mia giovinezza ad un unico genere, seppur ricco di molteplici specie. Con gli anni, tornò il desiderio di avere una rosa, ma lo lasciai lì, a lievitare. Come una torta che continui a scrutare dal forno e non vedi l’ora di assaggiare. Ancora una volta. Aveva ragione la Volpe, quando diceva al Piccolo Principe: “è il tempo che hai perduto per la tua rosa che rende la tua rosa così importante“. Questo post è dedicato alle rose.

Sono solo due i tipi di rose – entrambe antiche – che vengono utilizzate in profumeria: la centifolia, coltivata nel sud della Francia e in Marocco, e la damascena, che arriva dalla Turchia e Bulgaria, con una fragranza più fruttata e note di litchi & lampone. Nella cosmetica, ha un ruolo cruciale: oltre alle sue qualità profumate, alle virtù antietà e lenitive, si usa anche per ricostruire la nota di certe specie floreali che non è possibile estrarre, come giacinto, peonia e mughetto. I ricercatori svedesi dell’Università di Linkoping l’hanno persino scelta per realizzare la prima “pianta bionica” della storia: sfruttando l’energia naturale della fotosintesi, le rose si possono trasformare in pile elettriche. Quello della rosa è un mondo variegato in cui è piacevole perdersi. Ve ne sono oltre 150 specie – dalle rampicanti alle cespugliose, dagli alberelli a fiore grande alle striscianti – suddivise in molteplici varietà.