di Giuseppe De Pietro

Alice Zantedeschi, laureata in Design della Moda al Politecnico di Milano, ha realizzato un tessuto con la polvere di marmo.

Questa è la storia di Alice Zantedeschi, laureatosi al Politecnico di Milano che, combinando polvere di pietra a organza, lycra o lana, migliora l’estetica di un capo d’abbigliamento. La polvere conferisce al tessuto ombreggiature e sfumature di un timido rosa pallido dovuto al colore del Marmo Rosa del Garda: una colorazione del tutto naturale senza l’ausilio di coloranti artificiali. Alice ha realizzato ben cinque prototipi, due cappotti e tre impermeabili.
Combinando il marmo a sostanze come organza, lycra o lana, migliora l’estetica di un capo d’abbigliamento. Il tessuto ottenuto, ricco di ombreggiature e sfumature del timido rosa pallido dovuto al colore del Marmo Rosa del Garda, possiede una colorazione del tutto naturale senza l’ausilio di coloranti artificiali. Alice ha realizzato ben cinque prototipi: due cappotti e tre impermeabili. Lo scorso anno è stata invitata al Carrara Marble Weeks e alla fiera Marmomacc venendo selezionata per il programma di finanziamento di startupImpresaxImpresa di Confindustria Verona, dove il suo progetto – Veromarmo – è stato scelto tra duecento progetti candidati. Con lineamenti graziosi e delicati, occhi lucenti ed un timido sorriso, Alice posa per i suoi abiti.

Raccontaci della tua scelta universitaria. Sei sempre stata interessata al settore della moda? 
Da sempre è un settore che mi affascina e stimola, da piccola riempivo quaderni interi con disegni di vestiti, al liceo ho scelto un indirizzo scientifico per avere una preparazione completa e poter prendere del tempo per capire la strada che avrei percorso. Ho scelto poi di proseguire con Design della Moda al Politecnico di Milano perchè mi affascina molto anche il mondo del design, prodotto, grafica, interni, e ero sicura che il Politecnico potesse offrirmi una preparazione trasversale. La moda però è rimasta al primo posto.
L’Italia è per eccellenza il paese della moda. Secondo te questo indirizzo accademico viene sufficientemente valorizzato nel nostro paese? 
Si, ci sono delle buone opportunità in Italia per chi vuole studiare questo settore. Oltre al Politecnico ci sono altre università molto valide, a Milano Ied e Naba, lo Iuav a Venezia o ancora il Polimoda a Firenze.
Molti giovani, reduci dalla maturità, rinunciano ai loro sogni universitari perché credono di non avere futuro in Italia. Hai un messaggio per loro affinché ritrovino un po’ di coraggio?
Credo che i ragazzi debbano seguire le proprie passioni, senza pensare se quel lavoro li terrà in Italia o meno. La prima cosa è la preparazione, credo che per sentirsi realizzati sia importante fare quello che ci piace e stimola, e che il dove sia meno importante.
Quali sono le opportunità che vengono offerte ai giovani stilisti in Italia?
Io non mi ritengo una giovane stilista, ma una designer. Oltre al disegno c’è molto altro e ogni progetto ha diverse fasi da seguire e sviluppare. La figura dello stilista è un piccolo ingranaggio rispetto all’intero sistema moda.
La scelta di utilizzare il marmo per rappresentare Verona, la città di Romeo e Giulietta, è senz’altro molto originale. Com’è nato il progetto Veromarmo?
Veromarmo è nato come progetto di tesi magistrale presso il Politecnico di Milano, facoltà di Design per il Sistema Moda. Volevo che il progetto fosse legato alla mia città di origine e soprattutto cercare un nuovo modo di comunicare questo territorio attraverso la moda. Dopo una analisi oggettiva e qualitativa della città, sotto aspetti vari come geografia, popolazione, stili di vita, economia, ecc mi sono accorta che gli elementi che caratterizzavano maggiormente la città erano: Romeo e Giulietta, Lirica, Vino e Marmo. Quest’ultimo è il meno immediato quando si pensa alla città, e per questa ragione ho iniziato a percorrere proprio questa strada.
Hai reso il marmo “indossabile”. Raccontaci come hai fatto?
Prima di trovare la via giusta ci sono state molte prove e test, i primissimi a casa, con diversi tipi di resine e differenti tipologie e grandezze di marmo. In seguito grazie alla collaborazione delle aziende Vagotex di Verona e Ferrari di Brescia siamo riusciti a mescolare la polvere di marmo con la corretta tipologia di resina a supporto. Il materiale è coperto da brevetto.
Il tipo di processo chimico, a cui viene sottoposto il capo di abbigliamento, può rivelarsi dannoso per la salute?
Non è dannoso. La membrana che si va a creare è priva di agenti dannosi in quanto nel processo di produzione essi vengono fatti evaporare. Inoltre a contatto con la pelle vengono scelti altri tessuti, in quanto la membrana a fine del processo di produzione, si può accoppiare direttamente con tutti i tipi di tessuto.
Pensi che la tua idea troverà spazio sul mercato?
Credo che sia un prodotto valido al di la del concept pensato in origine durante il percorso di tesi. Sto portando avanti il progetto con cautela e spero di riuscire a renderlo sempre più concreto.
Il progetto Veromarmo è unico nel suo genere. Nessuno prima d’ora ha mai utilizzato un elemento terrestre, in questo caso una roccia, per realizzare un vestito.
Com’è stata accolta la tua innovazione nel mondo della moda? 
I primi riscontri sono molto positivi, ci sono diversi brand interessati al tessuto, e io stessa voglio portare avanti una mia collezione. Far conoscere sempre di più il progetto è tra i miei obbiettivi, siamo ancora all’inizio.

Hai avuto difficoltà burocratiche nella realizzazione del tuo progetto?

No, nessuna.
Hai riscontrato ostacoli nel realizzare il tessuto? Se si, ti hanno fatto pensare anche solo per un istante di mollare tutto?
La ricerca per arrivare al giusto risultato è stata lunga, e il supporto delle aziende con cui ho collaborato è stato essenziale. Prima di incontrare Vagotex e Ferrari ho ricevuto anch’io vari rifiuti e giudizi negativi sul progetto ma non mi sono data per vinta e poi i risultati si sono visti.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai altre idee per la testa, magari usando nuovi elementi?
Al momento sto sviluppando differenti colori con diverse tipologie di marmo e vorrei far conoscere il tessuto non solo nella moda ma anche nell’arredo. Vorrei portare avanti anche prove più ecosostenibili con la polvere di scarto. Sarebbe un’ottimo modo per inserire nuovamente questo materiale in un ciclo produttivo differente, creando una più profonda sinergia tra i settori del design e della pietra.
La scelta di utilizzare il marmo per rappresentare Verona, la città di Romeo e Giulietta, è senz’altro molto originale. Com’è nato il progetto Veromarmo?
Veromarmo è nato come progetto di tesi magistrale presso il Politecnico di Milano, facoltà di Design per il Sistema Moda. Volevo che il progetto fosse legato alla mia città di origine e soprattutto cercare un nuovo modo di comunicare questo territorio attraverso la moda. Dopo una analisi oggettiva e qualitativa della città, sotto aspetti vari come geografia, popolazione, stili di vita, economia, ecc mi sono accorta che gli elementi che caratterizzavano maggiormente la città erano: Romeo e Giulietta, Lirica, Vino e Marmo. Quest’ultimo è il meno immediato quando si pensa alla città, e per questa ragione ho iniziato a percorrere proprio questa strada.
Hai reso il marmo “indossabile”. Raccontaci come hai fatto?
Prima di trovare la via giusta ci sono state molte prove e test, i primissimi a casa, con diversi tipi di resine e differenti tipologie e grandezze di marmo. In seguito grazie alla collaborazione delle aziende Vagotex di Verona e Ferrari di Brescia siamo riusciti a mescolare la polvere di marmo con la corretta tipologia di resina a supporto. Il materiale è coperto da brevetto.
Il tipo di processo chimico, a cui viene sottoposto il capo di abbigliamento, può rivelarsi dannoso per la salute?
Non è dannoso. La membrana che si va a creare è priva di agenti dannosi in quanto nel processo di produzione essi vengono fatti evaporare. Inoltre a contatto con la pelle vengono scelti altri tessuti, in quanto la membrana a fine del processo di produzione, si può accoppiare direttamente con tutti i tipi di tessuto.
Dopo questa esperienza quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che la tua idea troverà spazio sul mercato?
Credo che sia un prodotto valido al di la del concept pensato in origine durante il percorso di tesi. Sto portando avanti il progetto con cautela e spero di riuscire a renderlo sempre più concreto.