di Giuseppe De Pietro

l Perù non solo è bello, ma si mangia bene ed è ricco natura, storia ed archeologia. Noi su “Suntime Magazine” proponiamo in versione responsabile, ovvero con grande attenzione per le popolazioni locali. Siamo responsabili della natura quindi, proponiamo un viaggio in Perù puntando nel campo della conservazione ambientale, protezione dei minori e promozione sociale in zone rurali e svantaggiate del Perù. l Perù ha sette microclimi, paesaggi e ambienti che vanno dall’Oceano alle cime innevate, dalla foresta amazzonica al deserto, è grande quattro volte l’Italia e ha la metà dei suoi abitanti! 

   

L’idea del viaggio in Perù, per noi è di viaggiare rigorosamente in mezzo privato, consente ai viaggiatori la scoperta di tutte le principali destinazioni del Perù: quelle costiere, Lima, Paracas, Ica, Nasca e quelle dell’altopiano andino, Arequipa, Puno, lago Titicaca e Cusco, con Valle Sacra e Machu Picchu. Il Perù vanta luoghi meravigliosi, gente accogliente ed offre una ricca e complessa cultura. Passeggiare per luoghi coloniali che riportano indietro nel tempo, come  esplorare l’antica capitale inca di Cusco, visitare la città perduta di Machu Picchu e riflettere sull’enigma delle linee di Nazca è un’esperienza indimenticabile. Le Ande peruviane sono di certo le più belle del continente e sulle montagne vivono milioni di indios degli altipiani, che parlano ancora l’antica lingua quechua e mantengono uno stile di vita tradizionale. Il verdeggiante bacino amazzonico, i deserti costieri con le loro enormi dune ondulate, le oasi di terra coltivata e i villaggi di pescatori, offrono una fantastica ricchezza di paesaggi. Per quanto collocati nella stessa area geografica, centro e Sud America, questi popoli, in particolar modo Maya, Aztechi e Inca, vengono spesso confusi tra di loro sia come religione che come società questi esotici e affascinanti popoli.

C’è proprio tutto in questo nel Perù, non prima di un’incorsone a Lima, la capitale, con i suoi balconi coloniali in cedro e mogano, la Cattedrale, il Convento di Santo Domingo e quello di San Francisco e giardini a Miraflores o gallerie d’arte e locali trendy a Barranco. Con una gastronomia divertente che permette di scegliere tra migliaia di cevicherie e ristoranti per ogni tasca e gusto, dove si possono provare piatti che sono il risultato della fusione della cucina europea, africana e asiatica con quella andina.  E’ poi la volta di Paracas con il gigantesco “candelabro”, misterioso geoglifo, culla di un’antica civiltà pre-incaica, dove il deserto si tuffa nell’oceano. Al largo delle scogliere, le piccole isole Ballestas, rocciose e scure, lambite dalla fredda corrente di Humboldt, sono abitate da colonie di pinguini e leoni marini, e da migliaia di uccelli celebri per fornire il prezioso guano, fertilizzante che procurò molta ricchezza nell’Ottocento. E dal Pacifico si passa al deserto di Ica.

Scopriamo Arequipa, la città bianca con il convento di Santa Catalina e il Canyon del Colca, uno dei più profondi al mondo. Se siamo fortunati avvistiamo il condor e  proseguiamo in autobus tra montagne, nuvole, cime innevate, villaggi e valli fino ai villaggi senza tempo di Yanque, Coporaque, Achoma e Maca. Puno, sulle sponde nel maestoso Lago Titicaca, il lago più alto navigabile al mondo, è situato a 3.812 m.  Sulle sue acque galleggiano le Isole Flottanti abitate dagli Uros, antico popolo  conosciuto anche come la Tribù Acquatica che costruisce le isole intrecciando canne di totora, così come case e barche. L’Isola di Taquile è invece abitata dai nativi Quechua, abilissimi tessitori.

Cusco, l’antica capitale dell’impero incaico, accoglie con il suo fascino millenario. Vivace per la vita animata da caffè e ristoranti, e molto interessante per via del centro storico che preserva edifici di costruzione inca come il tempio del Sole o Koricancha.  Il tempo sembra scorrere sempre più a ritroso nella Valle Sacra degli Inca che si dispiega in tutta la sua magia con la cittadella inca di Pisac e il mercato indigeno locale, dove è possibile conoscere meglio gli usi e i costumi degli abitanti. Si raggiungono quindi Calca, Urubamba, la Fortezza e la Cittadella di Ollantaytambo

La città perduta degli Inca Machu Picchu, è una concreta sfida dell’uomo nei confronti della natura: fu costruita sul dorso di uno sperone sporgente nella parte intermedia di una montagna. Un dedalo di costruzioni abbarbicate, quasi sospese, suddivise in due parti distinte: in basso, la zona agricola con le terrazze coltivate, in opposizione alla parte urbana, più vicina alle cime. Un luogo che appartiene al mito, che conserva ancora tanti enigmi e, non a caso, una delle sette meraviglie del mondo.  Gli Inca fondarono un vastissimo impero che occupava l’intera cordigliera delle Ande, dall’Ecuador all’Argentina tra il 1200 e il 1532 d.C. con capitale Cuzco, in Perù. Sacsayhuamán, sito archeologico nei pressi di Cuzco, l’impero si basava su una monarchia teocratica, ossia il sovrano era l’autorità assoluta e inappellabile, venerato dal popolo un dio perché considerato discendente di Inti, il Sole. La società inca era organizzata in modo gerarchico e molto strutturata. Al vertice della piramide vi erano il Sapa Inca e sua moglie, la Coya, a seguire il sommo sacerdote e il comandante dell’esercito; alla base invece gli artigiani, i fabbri e i tagliapietre

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La religione ufficiale era incentrata sul culto del Sole, cui erano eretti templi e dedicati sacrifici di lama e talora anche umani, e di altre divinità, tra cui il dio creatore Viracocha “schiuma del mare”; la popolazione rurale continuava invece a venerare luoghi sacri (pietre, monti, templi), detti “huaca”. Tuttavia, nell’altopiano andino a sud del Perù, vive ancora una popolazione considerata l’erede degli Incas, i Quechua. Sono una popolazione che viveva originariamente in una piccola regione nell’altipiano andino a sud del Perù; attualmente occupano la zona delle Ande centrali in Perù, Bolivia ed Ecuador.

El Chaco, il villaggio più noto della penisola Paracas e diretti alle Isole Ballestas e la Riserva Nazionale di Paracas visitando cinque siti al al ritorno al terminal Cruz del Sur. Ci offre il tramonto sul malecon e notiamo e sul lungomare dopo una lunga passeggiata e qualche incontro ravvicinato con i pellicani sulla spiaggia, decidiamo di andare a cena, iniziamo con il cocktail nazionale peruviano a base di pisco – un’acquavite di uva passa – shakerato con zucchero, albume d’uovo, limone, angostura bitter e ghiaccio. Ordiniamo chicharrones, un fritto di pesce cabrilla (perchia) e ancora lo stesso pesce alla chorillana, grigliato con cipolle, pomodoro, aceto e pasta di pepe giallo.

Paracas Ballestas con l’imbarcazione ci avviciniamo alla costa della penisola per fotografare il misterioso ed enorme geoglifo del candelabro, lungo 150 metri sul versante di una collina rivolta verso il mare. Significato e provenienza restano ancora ignoti: si va dai collegamenti con le linee di Nazca, al simbolo massonico, fino a scomodare addirittura le costellazioni. Inizia il vero spettacolo, protagonista la natura, incontriamo colonie di leoni marini, pinguini di Humboldt, milioni di uccelli che godono la piena libertà del loro habitat

Ci fermiamo nell’area dove ci sono numerosi fossili marini: sembra incredibile ma dove ci troviamo adesso una volta c’era il mare! Difatti la strada che attraversa il parco non è asfaltata, è sale compattato e reso scuro dai copertoni delle auto ma basta smuoverlo un po’ e rompere la superficie per riconoscere il minerale bianco. In questa zona non piove praticamente mai, altrimenti la strada sarebbe fango.
In estate la Riserva è molto frequentata per le sue spiagge bellissime, la temperatura arriva a 45° e quella dell’acqua sui 25/26. I panorami sono meravigliosi, anche dal belvedere della vicina Cattedrale possiamo ammirare lo spettacolo del deserto che si tuffa nell’Oceano. Poi ci spostiamo verso la spiaggia Yumaque dove facciamo una lunga passeggiata per andare a vedere le stratificazioni geologiche. Mentre ci avviciniamo agli scogli incontriamo dei leoni marini. Se ne stava beato sugli scogli, si è mosso impaurito prendendo la via del mare, è stato un incontro fortuito e fortunato.
Più in là, l’incredibile spiaggia rossa, inaccessibile sia d’estate che d’inverno. La Playa Roja è un’insenatura di sabbia rossa che contrasta con il giallo del deserto e il blu dell’oceano. Il suo colore è il risultato di antiche attività vulcaniche risalenti a milioni anni fa e, per preservare questo scenario incredibile.

Dopo giorni a godere di questo incantevole paese tra luoghi visitati, barca e jeep, tra mare e deserto e immersi sempre in paesaggi incantevoli, è tempo di tornare. Ci spostiamo verso il ristorante scelto per cena, l’ultimo in fondo al lungomare di Paracas, un locale terrazzato per vedere il panorama dopo il tramonto. Assaggiamo il “ceviche” un piatto tipico a base di pesce e frutti di mare crudi, marinati in limone abbondante e spezie. Assaggiamo anche il pescato del giorno, una spigola alla chorrillana, cioè grigliata e saltata con pomodoro e cipolla, servita con patate fritte e riso bianco.

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