di Giuseppe De Pietro

Presentata a Roma, la prima “Ricerca esplorativa sul settore dei semi antichi in Italia”, accompagnata dal Manifesto degli intenti e delle azioni per i semi antichi italiani e le loro filiere e dal bollino dei valori MAMA SEEDS® della filiera delle antiche sementi italiane e del mediterraneo voluti dal consorzio internazionale AVASIM.

 

 

Alla presentazione hanno partecipato il sen. Gilberto Pichetto Fratin, Vice Ministro dello Sviluppo Economico, il sen. Gian Marco Centinaio, Sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessia Montani, Presidente AVASIM e Stefano Vaccari, Direttore generale CREA-Consiglio per laricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.

Per la prima volta in Italia, l’indagine presentata fotografa un intero settore agroalimentare italiano in riferimento alle filiere delle antiche sementi autoctone, descrivendone: gli operatori attivi in Italia in tale ambito; il grado di interesse dei consumatori italiani verso i semi antichi e i prodotti derivati; le potenziali opportunità del settore (che comprende i già numerosi e importanti consorzi di produzione nazionali, aziende, cooperative, associazioni, contadini custodi, mulini, ecc.) in termini di contributo alla crescita economica del Paese e del Made in Italy, anche nell’ambito della sostenibilità e della transizione green in corso.

Una fotografia di un settore sul quale convergono sia gli interessi degli attori della filiera produttiva che dei consumatori finali, ma che resta ancora carente di una visione unitaria e strategica.
«La valorizzazione delle antiche sementi dell’Italia e del Mediterraneo- ha dichiarato il Viceministro allo Sviluppo economico, sen. Gilberto Pichetto– può contribuire a lanciare una filiera che pur non aspirando in alcun modo a sostituirsi ai brand tradizionali, intercetta un target di nicchia alternativo ai marchi della grande distribuzione che hanno reso importante il comparto del Food Italiano nel mondo, in un’ottica complementare e non da competitor. I principi di base cui si ispira inoltre il progetto sono assolutamente convergenti con i temi della sostenibilità e della transizione green su cui è particolarmente impegnato il Governo e il Ministero dello Sviluppo Economico. In tale contesto –ha concluso Pichetto– promuovere la riscoperta delle antiche sementi può rappresentare un utile contributo alla crescita economica del Paese e del nostro Made in Italy».

«Questo rapporto ha una grande valenza soprattutto in questo momento storico: salvaguardare e valorizzare le antiche sementi della tradizione italiana e del Mediterraneo vuol dire preservare l’unicità delle nostre produzioni e, al tempo stesso, tutelarle da una standardizzazione globale con il rischio di omologazione. Il nostro futuro è legato al nostro passato. In questo senso le antiche sementi rappresentano le radici della nostra cultura e sono state custodite per anni da generazioni di agricoltori. Ma il tema della loro tutela è quanto mai attuale, nella rinnovata consapevolezza che possano rendere il mondo sempre più sostenibile. L’unico modo per sostenere il nostro futuro, è tutelare il nostro passato», ha dichiarato il sen. Gian Marco Centinaio, Sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

La ricerca ha evidenziato che: il comparto dei semi antichi è sommerso, frastagliato, difficile da quantificare e apparentemente ancora sottosviluppato. Inoltre, tenendo conto dell’alto interesse che i consumatori italiani hanno espresso per i semi antichi, emerge quanto significativo sia il potenziale di crescita di questo settore. Tuttavia, l’attuale frammentazione della produzione e l’assenza di filiere che sappiano, con efficacia ed efficienza, mettere stabilmente in collegamento produzione, trasformazione, commercializzazione e promozione, rendono molto difficile se non impossibile uno sviluppo robusto in tale ambito.

«Abbiamo deciso di fondare l’Alleanza per la Valorizzazione delle Antiche Sementi Italiane e del Mediterraneo, AVASIM, consorzio internazionale che accolga e aggreghi tutti gli attori delle filiere agroalimentari delle antiche sementi italiane. Il nostro obiettivo è quello di contribuire a ridurre la frammentazione della produzione e a istituire filiere in grado di sviluppare, produrre e promuovere un’ampia offerta di prodotti da semi antichi italiani nel nostro Paese e nel mondo», ha affermato Alessia Montani, neoPresidente di AVASIM.
In quest’ottica il consorzio internazionale AVASIM ha redatto il primo Manifesto per i semi antichi italiani e le loro filiere. Il documento, presentato insieme al rapporto, rappresentato simbolicamente dal bollino MAMA SEEDS®, individua gli intenti e le azioni per unire e compattare il comparto al fine di garantire la vitalità̀ del patrimonio culturale ed economico rappresentato dalle antiche sementi autoctone e dalle loro filiere, ivi comprese la loro identificazione, documentazione, ricerca, preservazione, protezione.

Nella convinzione che l’heritage seeds economy abbia il potenziale, a oggi in larga parte ancora inespresso, e per rendere ancora più competitivo e distintivo il Made in Italy – in quanto quella delle antiche sementi autoctone è una filiera legata a doppio filo alla qualità, alla storia di luoghi unici, ai saperi e alle tradizioni contadini, alla cultura di scambio e di reciprocità tra comunità e generazioni – parte integrante del progetto del neonato consorzio AVASIM è la promozione di una proposta legislativa nazionale di tutela, a oggi assente.


«Attraverso un comitato tecnico-scientifico formato da docenti universitari e professionisti del diritto, stiamo promuovendo una proposta di legge con l’obiettivo di riconoscere e qualificare la natura originaria ed autoctona delle antiche sementi, il cd. MADE IN ITALY DEI SEMI, proteggerle da fenomeni di “italianità” fittizia e, in quanto patrimonio della collettività, dalla possibilità di brevettazione. Una norma che protegga non solo il processo di trasformazione enogastronomico italiano, ma ciò che vi è alla base, i nostri semi autoctoni. La tutela legislativa comprenderà un quadro normativo d’insieme che permetta (oltre che di qualificare l’originarietà del seme antico e proteggerlo) l’ingresso dei semi antichi all’interno del patrimonio culturale nazionale nell’accezione di beni culturali, fondamentali della tradizione agroalimentare italiana», ha aggiunto Alessia Montani.