di Giuseppe De Pietro

Cittadino del mondo più che livornese, Armando Tanzini (Livorno, 1943), ha trascorso quasi tutta la sua vita in Africa. «Dopo il liceo artistico a Firenze – spiega Tanzini – l’Accademia di Belle Arti a Parigi, gli incontri con Francis Bacon a Londra e con altri grafissimi artisti negli Stati Uniti, sentivo che c’era qualcosa che mi spingeva verso nuovi orizzonti, a cercare la natura». E così che arriva in Kenya, luogo che cambierà la sua vita e la sua produzione artistica per sempre: «Non esiste niente di più potente dell’Africa – racconta l’artista – una volta arrivato sono stato colpito da tanta bellezza che non riuscivo a superarla». L’amore per i colori, le forme, l’arte africana lo portano a figurare anche nel padiglione kenyota alla Biennale di Venezia per ben due volte. Ma Tanzini non è solo arte tribale, la sua variegata produzione spazia da paesaggi a sculture figurative, tinte accese e quadri materici. Tanto tempo in giro per il mondo, non gli ha fatto però dimenticare però la sua Italia: «Mi piacerebbe fare una mostra a Roma, far vedere alla gente tutto quello che ho fatto in tutto questo tempo e scusarmi, forse, di non essere stato troppo italiano».

Che Pinocchio sia la favola più esportata d’Italia non è un mistero: l’internazionalità della fantastica vicenda e della sua morale hanno conquistato bambini e non solo di tutto il mondo.
Il legame con l’Africa si è consolidato negli ultimi anni grazie alla vocazione sociale e di solidarietà della Fondazione Collodi di Pescia e delle sue iniziative. Dapprima con l’opera teatrale “Pinocchio Nero”, ideata e rappresentata dal regista ed attore Marco Baliani, con i ragazzi di strada di Nairobi ed esportata poi in Italia ed in Europa con successo.
Ora nel parco didattico del paesino toscano, frequentato da ragazzi di tutta la Penisola e del mondo, c’è anche il Kenya dei safari e dell’avventura, nonché della creatività.
Due opere del maestro Armando Tanzini, di quelle che siamo abituati a vedere nel suo “tempio” della cultura e dell’ospitalità, il “White Elephant”, sono state donate dall’artista stesso alla Fondazione Collodi ed inserite lungo il percorso nel giardino incantato del parco.
Si tratta di un elefante e di una giraffa, sulla groppa dei quali c’è un Pinocchio di legno.
“Lo spirito della Fondazione è quello di fornire elementi didattici ai più giovani, attraverso l’arte e la cultura, stimolando la loro fantasia e creatività – ha spiegato il presidente della fondazione Pier Francesco Bernacchi – in questo senso Pinocchio viaggia e fa viaggiare e un mondo lontano, misterioso e stimolante come quello dell’Africa è l’ideale”.
Uno spirito confermato anche da Tanzini, che insieme alla Fondazione e all’associazione “Mente in Arte” che rappresenta la deriva sociale dell’iniziativa, ha molti altri progetti.
“La storia di Pinocchio e la sua grandezza – spiega l’artista che vive a Malindi ormai da 50 anni – è qualcosa che riguarda tutte le latitudini e tutti i continenti, avvicinando i bambini e chi tiene al loro futuro anche in Africa”.
Attraverso la donazione dei due grandi animali, l’associazione “Mente in Arte” intende rimandare alle sue iniziative a Malindi e dintorni, insieme con la rappresentante Lucy Muli Kina.
“In Kenya abbiamo avviato importanti opere di sostegno a bambini bisognosi – conferma la presidente dell’associazione, Dora Paduano – e poter portare la storia di Pinocchio a Malindi, così come Armando Tanzini ha portato le sue opere a Collodi, sono un simbolo del nostro impegno internazionale, che sta continuando con una grande raccolta di giocattoli per il Kenya ed altre iniziative”.

Sull’isola di San Servolo sta per essere inaugurata “Creating Identities”, un percorso che dovrà rappresentare il Kenya alla 56esima Biennale di Venezia attraverso le opere di Yvonne Apiyo Braendle-Amolo, Qin Feng, Shi Jinsong, Armando Tanzini, Li Zhanyang, Lan Zheng Hui, Li Gang e Double Fly Art Center.  Fra i nomi selezionati colpisce nuovamente (dato che era stato invitato anche alla 55esima Biennale) l’italiano Tanzini, che ha vissuto in Kenya per quarantacinque anni, portando ricchi italiani in vacanza a Malindi. Oltre a lui, la curatrice Paola Poponi ha selezionato otto artisti cinesi e un’italo-brasiliano, invitando solo due kenioti.
Tra i collage di materie reperite in loco e la fondazione creata per aumentare la sensibilità sociale e culturale (Do not forget Africa), Tanzini, sulla sua  pagina Facebook, si professa esperto amante e conoscitore del Continente Nero, dunque interprete delle sue ricchezze così come delle sue emergenze. Ma quale visione del Kenya possono fornire gli artisti cinesi selezionati?
Sebbene casi analoghi, quest’anno, siano già stati segnalati (uno su tutti il caso del Costarica) il web non ha perdonato la scelta del Padiglione. Per settimane, artisti, giornalisti, scrittori e blogger si sono movimentati, attraverso petizioni per fare chiarezza. E alcune settimane fa il Ministero della Cultura di Nairobi ha effettivamente indetto un meeting per discutere del caso. Il vero problema è che, nonostante una commissione composta da docenti, critici e scrittori si fosse riunita all’ora stabilità, il concilio non si è tenuto. Lasciando nuovamente in mano ad artisti dalle matrici culturali e sociali distanti,  l’immagine di uno Stato che sembra essere, in un contesto privilegiato come quello della Biennale di Venezia, alla mercé di un team privo di una reale indipendenza scientifica.