di Giuseppe De Pietro

«Ad Aliano ritorni indietro nel tempo, la dove salutare è un gesto coltissimo, avvertire quello che accade nei volti, sentire la pioggia, sentire gli animali. Un paese della vita scampata alla smania del tempo pieno. Aliano non ha avuto fretta, non ha mai fretta. La sua grazia è nel pane, nell’olio. Un paese è bello quando non somiglia a nessun altro, quando ha un’aria solamente sua, un’aria inattuale, un’aria che sembra ignorare quale secolo è in corso.

Il paese nella Basilicata dal grande fascino. Un paese per viaggiatori, lo si raggiunge attraversando colline e valli solcate da fiumi. Qui Cristo non sarebbe arrivato mai, fermandosi verso la rigogliosa costa basilisca, ad Eboli. Aliano è situato a 550 m. sul livello del mare, su uno sperone argilloso fra il fiume Agri e l’affluente Sauro; si trova a confine tra le 2 provincie della Basilicata a quasi 100 chilometri da Matera. Il paesaggio è reso particolare dalla presenza di numerosi calanchi, solchi che si formano sui pendii delle montagne con terreni argillosi. Il paese è circondato da piantagioni di ulivo e dai noti “Giardini di Aliano”, soprattutto pescheti e agrumeti.
Apparentemente, sembra abbandonato da Dio e dagli uomini, è un paesetto di mille abitanti, contadini e pastori, arrampicato su una cresta di roccia punteggiata da macchie d’erba selvaggia. Ma allora, perché visitarlo? Per vedere i Calanchi, colline deformi graffiate dall’acqua dei torrenti ed erose dal vento, che formano qua e là coni aguzzi di pietra bianca. Per respirare un’aria leggera, per guardare la volta celeste che si incastra su questi picchi e, giocando con il sole e con la luna, ne cambia il colore tanto che il paesaggio appare ogni volta diverso a seconda dell’ora del giorno in cui lo si ammira.

Ci si va per incrociare lo sguardo con la gente e e coglierne la dignità. Aliano è il paese dove lo scrittore torinese Carlo Levi fu mandato, dal dicembre del 1943 al luglio del 1944, al confino dai fascisti: nella sua casa, oggi diventata un museo, scrisse il romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, capolavoro della letteratura italiana contemporanea.
«Il libro è il più appassionante e crudele memoriale dei nostri paesi». Aliano, dove restano tracce di una povertà antica e della ruvida bellezza di questo spicchio della Basilicata. La casa dove Levi abitò è ancora lì, col suo balcone aperto verso l’Infinito. Così lo scrittore raccontava lo spettacolo che vi si può ammirare: «Spalancai una porta-finestra (…) e rimasi quasi accecato dall’improvviso biancore abbagliante. Sotto di me c’era il burrone; davanti (…), l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, parevano sciogliersi nel cielo bianco (…) mi pareva di essere sul tetto del mondo, o sulla tolda di una nave, ancorata su un mare pietrificato…». La sua casa è esattamente la stessa di quando fu da lui lasciata nel 1936. Non vi sono oggetti, né suppellettili, né arredi; la casa è rimasta completamente vuota ed è su questo “vuoto” che si costruisce una forte emozione attraverso la quale tutto ciò che si immagina diventa vivo, vero, percepito dai sensi; il senso di squallore profondo che si manifestò all’Autore non appena entrò nell’appartamento è stato mantenuto e conservato dagli spazi appena restaurati; e così il minimo intervento architettonico ha prodotto il massimo effetto simbolico intorno alla sua casa, alla sua cucina, al camino, alla camera da letto, alla terrazza panoramica.
Non sono stati creati falsi arredi, false immagini inutili e non rispondenti alla realtà; non sono stati allestiti oggetti  od ambienti artificiali per non “sacralizzare” ciò che oggettivamente non possiede autentico valore storico. Tuttavia un video multimediale sapiente, efficace e suggestivo si lascia compenetrare dai tanti turisti-viaggiatori;  Catturati dalla voce narrante e dalle immagini che scorrono, sfogliano con la mente le pagine del “Cristo si è fermato ad Eboli”.
Dunque l’abitazione di Levi è rimasta nuda, racchiusa dentro alle sue mura imbiancate di calce; separata tra cucina e studio di pittura dalle porte verniciate di azzurro; separata nei suoi immensi spazi esterni dalle piccole finestre dipinte di verde.

Il nome del borgo deriva dal latino Praedium Allianum, cioè podere di Allius, gentilizio romano. Data la vicinanza ai fiumi Agri e Sinni, sin dall’antichità fu centro importante di scambi tra la civiltà greca, etrusca ed enotria. I primi testi in cui viene ufficialmente citato Aliano sono datati al 1060, anno in cui risale una bolla papale che attribuiva al vescovo di Tricarico l’amministrazione del borgo. Nell’VIII secolo le diverse grotte scavate nelle rocce sedimentarie di origine alluvionale ubicate nella zona di fosso San Lorenzo, già abitate in età preistorica, ospitarono numerosi monaci basiliani sfuggiti alle persecuzioni iconoclaste in Oriente. In epoca medioevale Aliano fu feudo di diverse famiglie, tra cui i Sanseverino, i Carafa ed i Colonna.

L’economia si fonda soprattutto sull’agricoltura e la pastorizia; l’abitato infatti è circondato da piantagioni di ulivo che rendono fiorente la produzione di olio d’oliva, da frutteti (in particolare pescheti e agrumeti), e vi si pratica l’allevamento caprino e ovino. La presenza di resti archeologici neolitici e la tomba di Carlo Levi rendono il paese importante dal punto di vista turistico-culturale. Infatti per le vie sono incisi brani del libro Cristo si è fermato ad Eboli e la dimora e i luoghi narrati nel libro sono rimasti intatti.
Il Carnevale di Aliano è uno dei carnevali della tradizione lucana. Il giorno del Martedì Grasso, ogni anno, singolari figure si aggirano per le stradine di Aliano, sono le Maschere “cornute” che rievocano creature demoniache e goffe, il cui carattere minaccioso è mitigato dai coloratissimi cappelloni che ne decorano il capo. Le maschere sono protagoniste di una commedia improvvisata, detta “Fras”. Sfilano per il borgo muovendosi al suono di fisarmoniche e cupa cupa. Il Carnevale si articola in due giorni, la Domenica e il Martedì Grasso, nel corso dei quali si alternano sfilate a cui partecipano anche maschere dei paesi limitrofi e il palato è allietato da degustazioni di piatti tipici.

Il parco letterario di “Carlo Levi” riconosciuto dalla Comunità Europea, l’idea di base è quella di utilizzare la fonte letteraria come codice di lettura del territorio, per scoprirne e valorizzarne i diversi aspetti identitari; da quello culturale e storico a quello naturalistico, da quello antropologico a quello eno-gastronomico.
Il Parco Letterario è fatto di accoglienza, di visite guidate, di eventi spettacolarizzati, e prevede attività enogastronomiche e di artigianato fortemente legate al territorio. Tutte le iniziative del Parco vogliono recuperare e valorizzare l’identità, la cultura, la storia e le tradizioni locali; svolgere programmi finalizzati alla diffusione ed alla conoscenza della letteratura, delle arti figurative e dello spettacolo; promuovere studi, ricerche, convegni, pubblicazioni, mostre; spettacoli, concorsi e premi letterari di particolare interesse.

Intorno alla figura di Carlo Levi vengono organizzati durante l’anno diversi eventi di alto profilo culturale: Premio letterario nazionale Carlo Levi, concorso di letteratura suddiviso in 4 sezioni Narrativa Nazionale, Saggistica Nazionale, Narrativa/Saggistica Regione Basilicata, sezione Tesi di laurea su Carlo Levi. La luna ed i Calanchi Festa della Paesologia, un festival che vuole raccogliere intorno a un paese e un luogo preciso il meglio delle tensioni civili e artistiche che si stanno sprigionando nel mediterraneo interiore; con particolare attenzione ovviamente a quello che accade in Basilicata e nelle regioni vicine. Il festival è una sorta di adozione collettiva di un paese e di un paesaggio nello spirito della paesologia. Fotografi, scrittori, pittori, registi, musicisti verranno a lavorare ad Aliano e lasceranno la traccia del loro passaggio nel paese.
Aliano è un posto meraviglioso come tanti posti della Basilicata, regione ricca di storia, cultura e bellezze. Eboli, in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli. La Lucania mi pare più di ogni altro, un luogo vero, uno dei luoghi più veri del mondo. Qui ritrovo la misura delle cose. Le lotte e i contrasti qui sono cose vere. Il pane che manca è un vero pane, la casa che manca è una vera casa, il dolore che nessuno intende un vero dolore. La tensione interna di questo mondo è la ragione della sua verità: in esso storia e mitologia, attualità e eternità sono coincidenti.
Ed ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come librate nell’aria, era un susseguirsi digradante di monticelli, di buche, di coni di erosione rigati dall’acqua, di grotte naturali, di piagge, fossi, collinette di argilla, come se la terra intera fosse morta.
Aliano è un grazioso borgo rurale arroccato su di un colle della Val d’Agri. Con i suoi 555 m s.l.m. si affaccia malinconicamente sulla vallata sottostante e il torrente Sauro che l’attraversa. A caratterizzare il brullo paesaggio sono i suggestivi calanchi.
Le misteriose grotte disseminate nel territorio ed abitate già in epoca preistorica diventano nel corso del VIII secolo la dimora di tantissimi monaci basiliani, che vi trovarono un rifugio sicuro dalle persecuzioni iconoclaste d’Oriente.
La storia non lascia, fortunatamente, tracce di sangue nel piccolo comune, che però, come tutti i borghi italiani, vide susseguirsi il dominio di diverse nobili famiglie. Fra le più importanti i Sanseverino, i Carafa e i Colonna.
Cosa vedere e i luoghi di Carlo Levi
Ciò che ha consacrato il nome di Aliano alla storia è il confino in Lucania a cui fu obbligato il celebre Carlo Levi nell’anno fra il 1935 e il 1936. Il fascino contadino del comune è tale che lo scrittore sceglie questa terra come sua ultima ed eterna dimora.
La tomba è oggi una delle mete più importanti per i turisti della regione, i quali si recano ad Aliano in ossequioso pellegrinaggio per celebrare la memoria dello scrittore antifascista.

All’interno del Museo storico Carlo Levi si trovano interessanti documenti legati all’artista che aiutano a ripercorrere i momenti salienti della sua vita nel territorio lucano. Fra le lettere e disegni del medico piemontese, in particolare è possibile ammirare le litografie originali della sua opera più importante “Cristo si è fermato ad Eboli”.

Nel libro, divenuto ormai un classico della letteratura italiana, è descritta la cultura contadina del Mezzogiorno, ai tempi in cui è vissuto l’autore. La miseria, la povertà e il dolore di un popolo di cui il presente sembrava essersi dimenticato.

L’amore di Levi per questo mondo fragile è celebrato anche nel Museo della Civiltà Contadina, fondato nel 1987 per volere dell’allora parroco Don Pierino Dilenge. Oltre 300 pezzi provenienti dal territorio comunale raccontano al visitatore la storia di una civiltà sempre più vicina all’estinzione ma tanto importante e vitale per la cultura del nostro paese.
Gli spazi in cui è stato allestito il museo sono antiqui alla casa in cui Carlo Levi visse nell’anno di confino.

Le stanze in cui l’artista trascorse le sue giornate sono oggi visitabili e conservano intatta l’atmosfera di ottant’anni fa. Il vuoto degli ambienti è colmato dalle emozionanti proiezioni sul soffitto che permettono di immergersi totalmente in quella che fu la vita dello scrittore ad Aliano: fotografie, pitture, documenti ufficiali, lettere che ci raccontano silenziosamente qualcosa su un personaggio così importante del nostro paese.

Aliano è un paese dal fascino misterioso, come del resto è tutta la Lucania che da sempre è caratterizzata da paesaggi meravigliosi ma ai margini degli itinerari turistici più gettonati. Un mondo silenzioso, arido nel caldo estivo e gelido sotto le coltri invernali. Dappertutto la natura: impervia ma accogliente. Fra i boschi di querce e castagni spicca il grigio ondulato dei calanchi.

Levi descriveva il comune come «inaccessibile» e ad oggi l’impressione che se ne ha osservandolo dal basso della vallata è la stessa. Tutto è fermo, surreale. Il cuore del paese si raggiunge percorrendo stretti vicoli in pietra, sui quali si affacciano le vecchie case che conservano nella loro architettura tracce di antiche credenze popolari contro il malocchio. Le finestre sono piccole, le mura in pietra e ovunque si trovano eleganti ringhiere di ferro.

Oggi come un tempo sono gli immensi uliveti e profumati frutteti a colorare i confini di un magico paese che ha conosciuto una nuova vita nelle pagine di Carlo Levi e che merita di essere ammirato e visitato e che finalmente sta conoscendo in questi ultimi anni una lenta ma costante rinascita, attraverso i molteplici eventi culturali che ogni anno riempiono il centro dell’isolato e misterioso paese lucano.
Come arrivare ad Aliano
In automobile da Matera occorre percorrere la SS7, procedere sulla SS7RACC, girando poi a destra per la SS407/E847. Quindi, passando per Macchia, girare a sinistra per la SS176 e grazie alla SS598 giungere a destinazione.
Chi preferisse il treno dovrà fermarsi alla stazione ferroviaria di Ferrandina e da qui prendere uno degli autobus di linea che collegano i due comuni.